Il nuovo anno dovrebbe portare in dote un nuovo libro incentrato sulla storia della californiana SST Records, che uscirà il prossimo 12 aprile su Hachette Books e si intitolerà “Corporate Rock Sucks: The Rise & Fall Of The SST Records“. Il volume è stato scritto da Jim Ruland, già co-autore della autobiografia sui Bad Religion, “Do What You Want: The Story Of Bad Religion” e del memoir su Keith Morris, “My Damage”.
L’autore, attraverso un approfondimento investigativo, racconta la storia e le vicissitudini della SST Electronics, che inizialmente era un piccolo core business (acronimo di Solid State Tuners) messo in piedi da Greg Ginn e improntato al mondo dei radioamatori e alla vendita di sintonizzatori e trasmettitori, in seguito trasformatosi, a Long Beach nel 1978, nella nota etichetta indipendente SST Records, creata e gestita dallo stesso Ginn, chitarrista folgorato dalla scena punk newyorchese del CBGB e intento a far conoscere alle masse la musica ultraveloce e ipercinetica della band che aveva fondato nel 1976, i Black Flag, visto che tutti si rifiutavano di pubblicare il loro primo Ep, “Nervous Breakdown“. La SST Records, nel giro di poco tempo, diventò una delle label simbolo dell’etica Do-It-Yourself e dell’hardcore punk statunitense, e tanto ha dato allo sviluppo e alla crescita della suddetta scena agli esordi, contribuendo a creare, nella prima metà degli anni Ottanta, un network indipendente, un circuito e una mappa nazionale per il rock indipendente fatto di locali e club in cui hanno suonato le band che la SST ha prodotto: Husker Dü, Descendents, Bad Brains, Minutemen, Dinosaur Jr., Meat Puppets, Sonic Youth e altre band più oscure, oltre (logicamente) ai Black Flag, tra tour estenuanti condotti in maniera spartana e una strategia mediatica di guerrilla marketing. Successivamente, la SST visse un tumultuoso periodo e decise di diversificare la propria proposta musicale, verso la fine degli anni Ottanta e lungo i Novanta, fino a oggi (tra cambio di sede in Texas e una gestione disfunzionale che portò a dissesti finanziari, cause legali e rischi di bancarotta) aprendo il suo catalogo a sonorità jazz e al rock ‘n’ roll più rallentato, pesante e sperimentale, ma ugualmente fuori dai circuiti mainstream e sempre operando come controcultura dell’underground.
Il libro è anche una storia narrativa che spiega ai lettori come è cambiata per sempre l’industria musicale e presenta interviste inedite a ex dipendenti dell’etichetta, musicisti, manager, produttori, fotografi, registi e tutte quelle persone che hanno ruotato e ruotano intorno alla scena punk e alternative rock degli anni Ottanta, di cui la SST Records è stata indiscussa protagonista. Qui il link per il pre-order.