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Intervista A Bruno Braun

Intervista A Bruno Braun: Un informale scambio di informazioni ha portato alla luce la seguente soddisfacente chiacchierata condivisa con Bruno Br...

Un informale scambio di informazioni ha portato alla luce la seguente soddisfacente chiacchierata condivisa con Bruno Braun, artista della Lisbona più audace, che ci svela le tante cose celate dietro il suo disegno.

Ciao, Bruno!

Essendoci zero notizie sul web che riguardano la tua attività musicale, ho pensato di poter parlare un po’ con te sperando di scoprire qualcosa in più di niente, che è sempre qualcosa.

Innanzitutto il nome, Bruno Braun, è nome d’arte oppure è il tuo vero nome? Te lo chiedo anche perché la maggior parte delle volte che ho indicizzato la ricerca sul web.it digitando il tuo nome mi appariva spesso in prima linea una nota casa produttrice di aggeggi elettrici…

Bruno è il mio vero nome, Braun è solo un cognome artistico che ho inventato appositamente per questo progetto, che è un concetto messo a punto circa due anni fa per consentire di districarmi tra altri progetti in corso: METAL ROTEM e SAVAGER, più un altro gruppo, o due, che ho avviato con amici.

Sappiamo che sei collegato alla città di Lisbona, al Portogallo, e che hai fatto uscire un album, Rocket Man, in cui fai un po’ di tutto affrontando diversi generi musicali (e nel quale suoni molto bene la chitarra): chi sono i gregari al basso, alle tastiere, al synth… Forse suoni tutto da solo e poi assembli le varie parti in studio?

Sì, vivo proprio nei sobborghi di Lisbona. Rocket Man è stato il primo album a nome Bruno Braun, è molto sperimentale ed affronta molti generi musicali, giacché ero a caccia di uno stile per tale lavoro. Per quanto riguarda i collaboratori: ho registrato, prodotto e suonato gli strumenti tutto da solo.

Vedo che sul sito della Rot’em Records campeggia un altro buon album a tuo nome, “Voiceless”, vuoi raccontarci qualcosa in proposito?

È piuttosto divertente, prima di lanciare questo progetto avevo già provato a fare musica non metal e quelle tracce registrate caddero nel dimenticatoio; poi, un giorno, mentre riascoltavo le vecchie composizioni, le ho rivalutate ed ho pensato che, benché fossero solo degli strumentali, si sarebbero ben conformate all’idea in divenire di Bruno Braun: diamine, mi son detto, perché non tirarli fuori affinché qualcuno li senta?

Voiceless by BRUNO BRAUN

 Quale esigenza ti ha mosso nel creare le tracks?

 Sono guidato da diverse fonti: i film, la musica, la vita in generale e la mia stessa di tutti i giorni.

I pezzi li hai composti ispirandoti maggiormente al metal? Se sì, come come entra nella tua vita detto genere musicale?

Alcune tracce sono state ispirate al metal perché è un genere con cui ho familiarità, sono metallaro fin da quando avevo 12 anni – tutto è cominciato col CD degli Iron Maiden “Number Of The Beast”- quindi è naturale, anche se non lo volessi, che le mie radici si insinuino costantemente nella musica che realizzo.

A me piacciono in modo particolare la “Full Moon Sonata” e la cover di Roky Erickson; quindi il tuo eclettismo da fruitore di musica fa sì che io ti chieda quali sono, almeno in generale, i tuoi ascolti preferiti?

Soprattutto metal, ma mi diletto anche di musica classica, elettronica, jazz e tutto ciò che mi piace; cerco sempre musica nuova, ma indipendentemente dal genere; ciò che conta è che deve essere buona per le mie orecchie.

C’è sempre una cover al termine dei tuoi album, in base a cosa determini la chicca finale?

Generalmente le scelgo pensando che ben si adattino all’intero concetto dell’album o semplicemente agli arrangiamenti del disco.

“Punch The Clock Start Living” presenta un’aria diversa rispetto ai precedenti lavori, rivela un’attitudine punk mixata con l’hard rock dei Black Sabbath/St. Vitus, ma suona anche come un prodotto di nicchia dell’underground pop americano, istintivamente ti avvicinerei a un Ty Segall poco psichedelico. Si registra pure una volontà di evadere, soprattutto vocalmente, dal sound elettrico edificato, decisamente avvinghiante, e termini l’EP prediligendo la sensibilità acustica: quali le trasformazioni nel Braun compositore? Quali nuovi venti spirano nella sua mente? L’album è uno schizzo preparatorio a qualcosa di più grande o si sta testando un nuovo territorio musicale su cui battere il martello di un prossimo avventuroso disco?

Bob, hai ragione al 100% riguardo l’attitudine al Punk, un altro genere che ha avuto grande impatto a livello personale, ha addirittura influenzato il mio progetto death metal ROTEM nell’ultimo lavoro “Fuck Your God” dove potrai ascoltare questa stessa attitudine; ma in quest’ultimo EP c’è una combinazione tra questa componente, il Grunge, più tanto altro Rock che guarda agli anni ’90.

Invece, in riferimento al suono dell’album, ho pensato di renderlo più naturale e meno elettronico rispetto ai precedenti due album.

Le canzoni parlano del mio lottare affannosamente nella quotidianità della vita, ragion per cui sono un po’ oscure; e, sì, ho scelto di concludere l’EP con l’acustica “Far Away” perché sentivo che sarebbe stata giusta come traccia finale, il testo parla di darsi una smossa nella vita, argomento comune ad ogni ascoltatore che facilmente vi si immedesimerà: devi dare una svolta alla tua stessa vita per andare avanti.

In un certo senso, sì, Bruno Braun è un progetto di transizione tra i miei trascorsi metal e i nuovi venti futuri qui in elaborazione.

Il tema motivazionale è la ‘macchina lavorativa’ che marcia continuamente anche fuori dal lavoro, invadendo la vita privata dell’individuo sino all’esasperazione. Il lavoro ci insegue metodico e inarrestabile, come riesci tu ad affrancarti da esso?

In primo luogo, vivere, fare nuove esperienze, passare il tempo con gli amici e filtrare tutto attraverso la musica, proprio ciò che ho fatto nel lavoro in oggetto.

I tuoi concerti in quali sconosciute lande ti hanno portato? Un ricordo particolare che porti dentro te riguardo ai live?

Per quanto strano possa sembrare a dispetto del fatto che tutti i miei progetti musicali siano stati creati dal lavoro di un singolo, sono un po’ contrariato nel fare tournée dal vivo; preferisco fare il mio lavoro nelle ore del giorno, piuttosto che suonare la notte.
In passato ho fatto dei concerti suonando del vecchio metal, fu una gran bella esperienza, ma oltre questa non ho altro da aggiungere.

Un breve pensiero sulla situazione politica locale. E globale.

A livello locale, negli ultimi due anni, siamo stati capaci di iniziare a spingere noi stessi fuori dalla crisi finanziaria e siamo stati fortunati a non esser stati travolti dalla crisi dei “rifugiati” o aver subito attacchi terroristici in terra natia.

A livello globale il mio primo Album “Rocket Man” riflette su queste tematiche: anche se le cose sembrano andare per il meglio con le due Coree che stanno instaurando trattative di pace, penso comunque che stiamo declinando verso la Terza Guerra Mondiale come mai prima d’ora oppure ci dirigiamo verso una Guerra Fredda.

Un pensiero free da regalare ai lettori di IYE e a chiunque.

Segui il tuo cammino, rispetta la volontà degli altri, ma esercita anche la tua personale indipendentemente da tutto il resto e non accomodarti mai su qualsiasi tipo di ostacolo nella vita, anche se dovessi fare il diavolo a quattro.

Grazie Bruno, è stato davvero un piacevole incontro. Carissimi saluti dall’Italia e soprattutto da Simone Benerecetti, il boss di IYE ezine, anche lui, come me, un tuo ammiratore.

P.S. A last question in Sherlock Holmes’style, please, Bruno: by focusing on things, I believe that ROT’EM RECORDS is your incarnation, are you the boss of ROT’EM, is that so, Bruno?

 Yes, I am the responsabile for Rot’em Records!

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