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Intervista Ad Emanuele Fais Aka Boschivo.

Alcuni quesiti indirizzati al detentore del 'marchio' Boschivo, originale entità musicale, in occasione del suo BARDO DELL'AUTODISTRUZIONE.

Intervista Ad Emanuele Fais Aka Boschivo.

BOSCHIVO – “BARDO DELL’AUTODISTRUZIONE”

“Questo disco è la sublimazione di una vita intera, l’addio ad un passato pieno di ossessioni e tormenti – un addio senza rancore, anzi, colmo di gratitudine per le lezioni impartite. È un processo di purificazione alchemica – dalla notte buia dell’a­nima al suicidio rituale, dalla morte ad una rinascita luminosa sotto una nuova, grandissima consapevolezza. Ma prima di ogni altra cosa, questo disco è una coraggiosa presa di posizione sulla realtà, un totem eretto con fierezza tra le lapidi di un mondo che sta soffocando sotto i suoi stessi miasmi sepolcrali, esalati dalle illusioni dogmatiche della logica e della razionalità – un totem che reca una breve incisione: “LA MAGIA ESISTE”. E non in senso metaforico”.

Artwork & graphic design by Enfaisema.
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totenschwan.bandcamp.com

Essendomi incaricato di passare in rassegna l’album d’esordio di Boschivo, progetto solista che fa capo a Emanuele Fais (uhm, chissà se mi consentirà di usare il suo vero nome…), posso rivelare che, ascoltando la sua musica, ho cominciato a pormi alcune domande per meglio comprendere le finalità del concept, essendo esso coperto di tentante oscurità intenta a calare come un drappo naturale sulla di lui personale indole espressiva e descrittiva.
Allorché mi son deciso a tirar fuori alcuni quesiti ed indirizzarli al detentore del ‘marchio’ Boschivo, originale entità musicale del panorama italico.

Risalendo alla fan page di facebook, cercando nella sezione ‘informazioni’, ben poco ho evinto, se non che esiste un collegamento ad una piccola casa discografica indipendente, la AURAL TEMPEL RECORDS, dico bene, Emanuele? Cosa si potrebbe aggiungere in merito agli scopi prefissati dalla tua etichetta e come valutarli ed inquadrarli?

Puoi usare il nome che preferisci, tutti i nomi che uso sono identità fittizie, anche e soprattutto quello di battesimo.
L’etichetta è più una sorta di contenitore per i miei numerosi progetti e collaborazioni che una vera e propria label, una “scusa” per raggruppare le mie varie personalità in un unico posto. Come valutarli sta all’ascoltatore, io mi limito a giocare coi suoni e cercare di comunicare tutto quello che più mi ossessiona.

Il lavoro intitolato “Bardo dell’Autodistruzione”, però, esce sotto l’ala della Toten Schwan Records, cosa ha determinato tale differenziazione di scelta?

Per la precisione è uscito sotto due ali, Casetta e la già citata Toten Schwan (non contando la terza ala jolly della mia Aural Tempel). Ho voluto affidarmi a due etichette vere perché il Bardo è diventato ben più grande di qualsiasi cosa abbia fatto finora – di solito mi limito a registrare i miei deliri, stampo in modo casalingo una decina di copie e finisce lì. Ma in questo caso è trapelato qualcosa di diverso, più importante in un certo senso, e sicuramente più rifinito rispetto al mio consueto modus operandi.

Le note di presentazione che qualificano il disco segnano la fine di un periodo travagliato foriero di crescita, un percorso giunto al capolinea ideale che ha permesso nello specifico l’uscita di questo lavoro quale approdo di sintesi esperienziale, oppure le peculiarità ricavate dall’archiviazione di quel periodo sono molteplici altre e funzionali di…?

È sia capolinea che punto di partenza. Il periodo travagliato, su cui non mi soffermerò (non per mistero, semplicemente perché poco interessante), è andato avanti per una vita intera. Per poi andarsene, così, senza troppo clamore, lasciando dietro di sé una luce che, crescendo esponenzialmente, ha riaperto delle porte percettive che credevo sigillate nell’infanzia.

Affermando che « LA MAGIA ESISTE. E non in senso metaforico. », a cosa alludi di preciso, vuoi farci partecipe della tua visione?

Ho cominciato a registrare l’album più o meno ad inizio estate 2018. In quel periodo la mia passione per la spiritualità, rimasta sepolta (ma mai del tutto) per anni, era riesplosa soprattutto attraverso una rivalutazione di certi sistemi che fino ad allora mi erano parsi “superstizioni e stronzate new age” – legge dell’attrazione, ermetismo, chaos magick, e più in generale tutto ciò che concerne l’occulto e l’esoterico. Non so bene come sia successo, ma ad un tratto tutto acquistava senso e tutto cominciava a funzionare. Da lì è stata un’escalation vertiginosa, il punto di svolta è stato lo studio di Aleister Crowley. Nel frattempo ho gradualmente abbandonato sia la magia votata a risultati materiali che l’Alta Magia, dopo aver compreso quanto fondamentalmente tutte le strade, anche quelle che tra loro sembrano totalmente inconciliabili, portassero inevitabilmente allo stesso fine ultimo, accorgendomi che ci sono vie più congeniali alla mia temporanea persona. Partendo da una fame caotica in cui divoravo qualsiasi cosa in odore di esoterismo mi capitasse sotto gli occhi, al momento ho ridotto il mio focus al buddhismo nelle sue varie forme, advaita vedanta e misticismo cristiano. Non rinnego comunque niente senza magia e Thelema forse non avrei mai compreso cosa si celasse sotto la superficie delle religioni.
Tutto questo per dire che probabilmente quando scrissi quella frase intendevo dire che la magia funziona, ora ha un senso più ampio: il mondo intero è la magnifica illusione generata dal Grande Mago Celeste, tutto l’universo è pura magia.

Si guarda al miracolo dell’esistenza del Pianeta Terra, che da solo è principale punto di partenza generativo deputato a spiegare la straordinaria meraviglia che lega l’uomo alla morte e alla vita, alla creazione, ai fenomeni naturali di trasformazione del biologico, tutti considerati nella loro ciclicità, e dei mondi elementali coesistenti in esso, quello minerale, acquatico, atmosferico, espandendo il mondo alchemico per eccellenza che tutto investe e determina. Cosa intendi dunque per alchimia?

In parte credo di aver risposto sopra, l’alchimia è solo uno dei tanti sistemi che portano all’Uno (che poi è Zero), particolarmente simbolico nel microcosmo del disco in quanto parlo, in parole povere, della trasmutazione dal vile metallo di un ego sofferente e centrato in se stesso all’oro del cercatore spirituale, impaziente di dissolvere la propria persona nella Vacuità del Tutto. Nel Bardo ho esplorato un’estetica magica, alchemica e sciamanica, vedremo che suoni e parole usciranno in futuro con riferimenti differenti.

Considerando in sé l’atto della rinascita, col passaggio rituale da uno stato all’altro, illuminante della consapevolezza che deve radicare nell’adepto affinché comprenda la nuova visione, vale a dire che il vecchio e ‘caro’ mondo si sta velocemente sgretolando ed è prossimo a sprofondare nelle polveri del nulla per mano della logica e della razionalità, preferite ad ogni costo nella gran parte delle manifestandosi umane, spesso infide ed ingannevoli, ma rivolte a garantire in contropartita la spietata disumanità e il sacrificio della cultura antropologica propria dell’anima di ciascuno. Tramite l’albo in questione, rispondi in opposizione a tutto ciò in modo velatamente politico?

Nemmeno troppo velatamente… via, ad esser sinceri la mia presa di posizione è provocatoria: ce l’ho più con quello che nel senso comune è definito “logico e razionale” che non con la ragione in sé, la quale è invece l’alleato più prezioso insieme all’amore, sia nella vita quotidiana che nella ricerca della Verità. Ad esempio: come può essere razionale accettare il meccanicismo del cervello e allo stesso tempo fidarsi ciecamente di un empirismo fondato sulla fallacia degli organi di senso? Come può essere vera la realtà generata dalle reazioni chimiche cerebrali di default, e falsa quella modificata da sostanze introdotte dall’esterno, o da pratiche spirituali? Perché ciò che accade nella veglia è considerato reale, mentre i sogni no? Eppure tutte queste esperienze accadono nello stesso cervello, che crea la nostra percezione della realtà in base all’interpretazione di impulsi provenienti da un “esterno” inconoscibile di per se stesso. Di fatto, tutto ciò che viviamo è un’allucinazione, in particolar modo la visione dualista del soggetto che ha esperienza di un mondo di oggetti. Sotto psilocibina si è più vicini alla realtà effettiva delle cose che non da “sobri”.
Ironia della sorte, nel mondo odierno si dà importanza soltanto allo stato allucinatorio che ci permette di essere bravi schiavi e consumatori, con la scusa di uno scientismo che ha sostituito i dogmi della chiesa con altri ancor più monolitici. E ci tengo a precisare che non sono né contro la scienza né contro la religione, tutt’altro – ma la visione culturale d’insieme è sempre superficiale. Così come, ai tempi dell’egemonia clericale, il pensiero comune si concretizzava nello stereotipo del superuomo barbuto che se ne sta sulle nuvole a dispensare giudizi e punizioni, ora prende la forma di un becero materialismo fossilizzato in un’idea di scienza che non corrisponde più a realtà da almeno un paio di secoli. In entrambi i casi non c’è traccia di logica, sebbene la si voglia far passare come intrinseca al paradigma dominante.
Dio, in quanto assoluto e trascendente, non solo non può avere una forma, delle preferenze comportamentali o qualsiasi caratteristica antropomorfa, ma non è conoscibile da alcuno. Se c’è Dio non c’è persona a conoscerlo, e finché esiste una persona distinta, Dio è irraggiungibile. E con questo non intendo dire che non esista, anzi: è l’unica cosa che esiste davvero. Ma il piccolo aggregato psicofisico che chiamiamo “io” non può comprenderlo se non dissolvendosi in Esso, cessando quindi di essere “io”. O per dirla in termini secolari, dato che la parola “Dio” è molto controversa: il mondo dei nomi e delle forme è un’illusione creata ad arte dal cervello, e finché restiamo aggrappati ad essa, alla separazione tra soggetto e oggetto, identificandoci con un corpo ed una personalità che esistono solo in sogno, resteremo il più lontani possibile dal Reale, nonostante il millantato “realismo” materialista.
Un pensiero fondato sui meccanismi atavici di sopravvivenza – perché di ciò si tratta, nonostante l’importanza che abbiamo dato alla parola “intelletto” – non può essere affidabile per quanto concerne l’esperienza della Realtà, al massimo può renderti un animale molto adattabile, con delle tecnologie avanzatissime (che servono, per carità) ma con un ego smisurato. Più l’arte della sopravvivenza è sofisticata, più la mente agisce come una lama precisissima e letale, la cui agilità discriminatoria è perfetta per padroneggiare il mondo fenomenico, ma del tutto cieca ed antitetica all’Unità che è la base di tutto l’esistente.
Fortunatamente la scintilla non può mai davvero scomparire, e vive nel misticismo e nella fisica moderna, alla faccia della spiritualità a buon mercato, dell’idolatria con fini politici/economici e dello scientismo “blastatore” da social.

La tua funzione artistica di bardo positivo, come interagisce, in che modo si pone col mondo comunicativo degli ascoltatori?

Boschivo è un portale attraverso cui penetrano parole e suoni dall’Aldilà; è una creatura posseduta dagli spiriti di funghi e piante sacre. Quello che entra, io cerco di tradurre. Quello che resta, spero faccia sorgere in chi ascolta lo stesso struggimento che consuma ogni coscienza desiderosa di espandersi nell’eternità.

Quale è stato nel concreto l’appoggio della nutrita very cool Toten Schwan Records e della interessantissima Casetta per la promozione dell’album?

Sia a Casetta che a Toten Schwan vanno i ringraziamenti per la diffusione del disco, tramite i loro canali e presso numerose zine del settore. Non me la cavo molto bene con cose del genere, se più di tre persone hanno ascoltato l’album è tutto merito loro.

Le precedenti esperienze che hanno portato alla formazione del prospetto Boschivo, ove una mistica aura oscura aleggia marcatamente, quali sono in via generale i trascorsi, quale il tuo background sonico…?

Ho passato anni a creare musica di area drone, dark ambient, noise, elettroacustica etc… sotto vari pseudonimi, il più longevo dei quali è Pioggia d’Ambra (ancora attivo ma non per molto), pur avendo da tempo l’ambizione di fare qualcosa di più strutturato e “musicale”.
Ricordo che avevo circa 17 anni, il neofolk era un amore appena sbocciato, l’industrial conosciuto solo di fama, e con la prima chitarra acustica provai a fare qualcosa “tipo Current 93” senza successo. Poi giocando con strati su strati di effetti a caso applicati a qualche arpeggio suonato malissimo venne fuori un inquietante brano drone/ambient, e da lì non ho mai smesso.
Il neofolk è ancora uno dei miei amori musicali più grandi, e con Boschivo lo prendo finalmente come punto di partenza, senza comunque mai smettere di giocare con il rumore, che resta la cosa più divertente e liberatoria.

Ho apprezzato notevolmente tutte le parti musicali dell’album, mi risulta essere un validissimo e suggestivo affresco che par prenda il suo tempo, che respiri trasudando verità.
Come nasce un brano di Boschivo?

Solo Boschivo lo sa, e non siamo mai presenti entrambi contemporaneamente.

Avremmo presto il sentito piacere di ascoltare in presa diretta una performance sonora del Bardo? Hai pensato ad un’eventuale set da proporre live, magari in luoghi e piccole location inusuali e a contatto con la natura?

Ci stiamo lavorando. Il live set sarà molto diverso, dato che nel disco c’è un massiccio lavoro di editing digitale, strumenti differenti, stratificazioni di suoni… l’ideale sarebbe ampliare la creatura Boschivo in un piccolo collettivo, ma nel frattempo devo arrangiarmi da solo. Credo che dal vivo sarà tutto molto più scarno, elettrico e “doom”. Anche un eventuale set totalmente acustico in mezzo ai boschi sarebbe fantastico.

Conosci Richard Knox dei A-Sun Amissa e la sua Gizeh Records? Ti ci vedrei bene a collaborare con lui o ad entrare nella sua ‘scuderia’.
Come valuteresti le collaborazioni artistiche con altri partner, saresti interessato a lavorare o ad essere prodotto da qualcuno in particolare se dovessi scegliere, se affermativo, con chi?

Non conosco e ti ringrazio della dritta. Sono aperto a collaborazioni, ma lascio che il fato mi sorprenda.

Vorresti regalarci un titolo (o più) di album a cui sei particolarmente legato o a cui lo sei stato?

Più o meno qualsiasi album dei Coil e dei Current 93.

Mi viene ogni tanto da chiedere agli artisti che intervisto se vanno ai concerti di altri artisti, oppure, come affermò Guccini da una stazione radio, lì intervistato, che lui non ascoltava musica di altri artisti e se doveva esprimere un ricordo in tal senso, questo si fermava alla Be Bop-A-Lula di Gene Vincent, il cui leggendario riff di chitarra fu un must tra i giovani appassionati chitarristi del tempo…

Vado a pochi concerti, in compenso ascolto spesso musica altrui, a parte nei periodi in cui mi propongo di registrare qualcosa onde evitare influenze troppo palesi.

Ringrazio Emanuele Fais che con questa piccola intervista non ha esitato a renderci partecipi delle sue esperienze e ci ha consentito inoltre di allargare il discorso sulla sua personalità artistica, mostrando pure parte delle sue qualità caratteriali. Ma giunti alla conclusione di questo importante scambio di parole, voglio che il nostro intervistato risponda ad un ultimo quesito…

Dovendo ipoteticamente replicare allo shakespeariano Amleto e al suo
«Essere, o non essere, questo è il problema:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…»
ebbene, cosa gli risponderesti?

Solo l’Essere è, e il non essere non può essere, quindi il problema a monte non si pone.

P.S. : Cascando in tentazione marzulliana, mi sia consentita un ennesima domanda nel suo stile, dimodoché con la celebre frase ‘Si faccia una domanda, si dia una risposta.”, si potesse riprodurre uno specchio in fronte al quale il riflessivo Boschivo possa guardarsi negli occhi dell’anima e chiedere qualcosa di arbitrario a se stesso…

Domanda marzulliana, necessariamente senza risposta: “Chi sono io?”.

 

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Una risposta

  1. Disco concettualmente e musicalmente sublime. io sono di parte, ovviamente, ma sfido a dimostrare il contrario. i gusti sono opinabili ma la qualità è indiscutibile.

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