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Recensione : Izi – Fenice

Izi dice cose che io voglio sentire, anche perchè le dice bene, senza perdersi in autocelebrazioni.

Ascolto rap da molti anni, ma questo disco mi ha messo davanti a delle domande che non avevo mai affrontato.

Il rap è un terreno molto difficile, forse l’agone più complicato dove buttarsi se si fa musica, ma dovremmo andare alle sue origini per fare un ragionamento sul suo presente e futuro. Il rap è nato come parte dell’hip hop, per esprimere qualcosa, per permettere a chi non sapeva suonare uno strumento di poter dire la sua. Da lì poi sono nate un sacco di situazioni, di sacre scuole, di gang, di dischi bellissimi e di dischi bruttissimi. Salmo l’ha detto tempo fa, il rap è uno stupido gioco, ma è anche una cosa molto seria e allo stesso semplice complicata. Tutti possono sentirci ciò che vogliono. C’è chi è commerciale, chi è oltranzista, chi come Dj Gruff è un cazzo di samurai che non parla con nessuno. Izi è di Cogoleto come me, un paesino di super provincia: non è il ghetto, e non deve nemmeno esserlo, ma è un posto dove farcela e uscirne con qualcosa è davvero dura. Izi lo ha fatto con il rap, perché è bravo, lo sa fare bene. Tempo fa non lo avrei nemmeno ascoltato questo disco, invece come detto sopra , Izi mi ha posto davanti a delle domande, e mi ha fatto capire molte cose. Le basi del disco non sono granché, ma questo ragazzo ha cose da dire, un gran bello stile di rappare, insomma un ottimo flow, originale, che con un nuovo stile fa quello che faceva Grandmaster Flash alla sua stessa età. Il rap è questo, è raccontare, aprirsi, capire, e buttare giù i confini. Izi dice cose che io voglio sentire, anche perché le dice bene, senza perdersi in autocelebrazioni. Recentemente in Numero Zero ho visto Neffa, Kaos, etc., la gran scena delle posse, cose che forse non ci saranno mai più, ma il presente sono questi ragazzi, Izi, Tedua ed altri. Noi possiamo rimanere fermi e sicuri nel nostro fortino old school quanto vogliamo, ma ora ci sono loro ad avere il microfono in mano. Il rap di Izi non è autocelebrativo, nel senso che racconta storie più che glorificarsi, non è super tecnico, ma è sincero, un mezzo per far esprimere un ragazzo che altrimenti avrebbe avuto ben poche opportunità difarlo. E questo è il rap, la voce di chi non ha voce, lo dicono i Public Enemy, e loro in fondo fanno la stessa cosa che fa Izi. A voi sarebbe piaciuto essere etichettati a vent’anni e non essere ascoltati ? Io voglio ascoltare ciò che dicono questi ragazzi, perché hanno argomenti da dire, e ci sono figure e frasi molto forti in questo disco. Izi ha un incedere blues, racconta con il piglio di chi non ha avuto vita facile, Cogoleto non è certo il ghetto, ma può essere una prigione mentale, ed il rap può aiutare ad uscirne. Un pezzo come Chic può essere commerciale quanto volete, ma è soprattutto un gran pezzo. Il rap, se volete, può esser un immenso parco per la vostra autostima e darvi attestati di ortodossia, condannati a morte nel vostro quieto sentire. Oppure potere scegliere di ascoltare, sperimentare e tentare di buttare giù a spallate qualche porta, vivere in mezzo ai dubbi, continua ricerca nessuna certezza, ma ne vale la pena. Io preferisco la seconda.

TRACKLIST
1 – Izis
2 – Con me
3 – Trafitto feat. Moses Sangare
4 – Luce
5 – Oh mio Dio
6 – Odi
7 – Casa feat. Ensi
8 – Scusa feat. Moses Sangare
9 – Tutto apposto feat. Sfera Ebbasta
10 – Pazzo
11 – Chic
12 – Niente da perdere
13 – La tua ora feat. Coco
14 – Solo feat. Tormento

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