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Recensione : Japanese Gum – High Dreams

Una nuvola di sogni che si alza sopra le nostre vite metropolitane e ci porta dove vorremmo essere sempre.

Una nuvola di sogni che si alza sopra le nostre vite metropolitane e ci porta dove vorremmo essere sempre: i Japanese Gum fanno i Japanese Gum.

Si può al limite dire che facciano elettronica, ma tutte le definizioni stanno loro strette. Dal vivo sono mastodontici per neuroni impiegati e piegati. Su disco sono splendidi e dimostrano che la musica può davvero essere molte cose.
Notati maggiormente all’estero piuttosto che in patria, i nostri hanno già suonato in vari festival sparsi per il globo terracqueo, come lo SXSW ad Austin, e tanti altri. Il duo Davide Cedolin e Paolo Tortora dal vivo diventa trio con l’aggiunta di Giulio Fonseca.
Il disco è esattamente quello che vuole essere fin dal titolo High Dreams, ovvero sogni stonati e distonati, flussi di coscienza in musica, arte visual su supporto fonografico. Nulla è prevalente, ma tutto compare, si può interrompere un flusso per farne cominciare un altro, schizofrenia psichedelica.
I Japanese Gum sono musicovori e si sente molto bene, dallo shoegaze agli Slowdive, al dub altro che si può sentire se si presta orecchio, meglio se due.
Un disco che si può sentire dalla fine, dall’inizio o dal mezzo di una canzone.
Il sogno si interromperà solo quando i Japanese Gum smetteranno di entrare nel vostro cervello.
Allora, e solo allora, si tornerà alla scelta fra pillola rossa, pillola blu o Japanese Gum.
A voi la scelta.

Tracklist:
1.Fine Again
2.Comfy
3.Foam Made Floor
4.Corporeal
5.Homesick
6.Hi Dreams
7.Ignored
8.How To Sleep Well
9.Waterfall

Line-up:
Paolo Tortora
Davide Cedolin

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