I Jesus Franco & The Drogas hanno uno dei nomi più geniali che ricordi: una ragione sociale come la loro non può che attirare l’attenzione di ogni buon fan del rock’n’roll e lo fa per due ragioni ben precise:
1) Chi non ama Jesus Franco?
Il mai abbastanza compianto regista spagnolo è infatti una vera e propria icona della cultura legata agli z-movies, autore di ben 180 (!?!) film fra i quali veri capolavori come “Le amanti del dottor Jeckyll”, “Dracula contro Frankenstein”, “Karzan contro le donne dal seno nudo”, “Penitenziario femminile per reati sessuali”, “Confessioni proibite di una monaca adolescente” e tanti altri esempi di come si può far convivere in una pellicola scarsità endemica di mezzi, fantasia a badilate e un tocco di sana follia.
2) Chi non ama la droga?
Nel mio caso si tratta di quella leggera, ma ognuno, si sa, è libero di scegliere la droga che più gli aggrada.
Ovviamente non può bastare un nome, per quanto azzeccatissimo, a fare di una band “normale” una band da ascoltare e, nel caso, del combo marchigiano lasciamo che sia la musica a parlare per loro, una musica fatta di sporco rock’n’roll, garage-punk, blues malato e psichedelia limacciosa e inquietante.
I nomi che possono essere accostati ai nostri sono quelli di: Cramps, ’68 Comeback, Beasts Of Bourbon e Dirtbombs ma, come potremo vedere addentrandoci in questo Alien Peyote, le loro influenze non si fermano a questo tipo di band.
Si inizia con l’ intro svalvolato di Alien Luftwaffe part.1 al quale fa seguito una part.2 fatta di sguaiato rock’n’roll che non può che ricordare la band che fu di Lux Interior e Poison Ivy.
Seguendo, arriva la song da me preferita Call To Arms (for psychedelic punks and hopelles dudes) che parte come una (valida) risposta italiana alla furia dei New Bomb Turks per poi avvitarsi in acide spirali psichedeliche.
Due pezzi come Be-bop-a-loser e Helleluja concorreranno certamente per la palma dei titoli più belli del 2014, poi
si torna su terreni inquietantemente psychedelici con Mezcal alla quale segue il blues minaccioso e acidissimo di Chief Doonga, chiude in bellezza la pesantezza quasi sabbathiana di Young Men’s Guru, che flirta con il doom più illuminato in una lenta e dolorosa discesa agli inferi.
Sinceramente vorrei vederli dal vivo questi corregionali di Leopardi perché son certo che nella dimensione live possono essere devastanti, per il momento me li godo su disco e li promuovo con lode!
Tracklist:
1.Alien luftwaffe (part 1)
2.Alien luftwaffe (part 2)
3.El Coyote
4.Call to arms for psychedelic punks …
5.Be Bop A Loser
6.Halleluja
7.Mezcal
8.Chief Doonga
9.Young Men’s Guru