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Recensione : K.lust – Liven

Liven è il disco più trascendente di un musicista che sta facendo cose davvero importanti, e questa produzione è uno spartiacque nella storia della techno italiana, poiché riporta l'elettronica ad un livello ancestrale e tribale

Nuovo progetto per l’istrionico Anacleto Vitolo, già attivo sotto AV – K, K.lone, Kletus K., o membro di gruppi come X(i)Neon, Internos, e Algebra del Bisogno.

K.Lust è un progetto che continua ciò che Anacleto aveva cominciato con K.lone, e questo primo disco è stato concepito e registrato, mixato e raffinato tra il 2013 ed il 2015. Il filo conduttore di questo disco è la circolarità, strettamente legata al concetto di tribù. K.Lust ha l’ambizioso paino di dipanare in sei tracce un ritratto ed una prova sonora che la musica elettronica è un’eredità tribale, e che la ripetitività e la circolarità del respiro musicale elettronico non è altro che un battito che conosciamo da moltissimo tempo. Qui il cerchio è disegnato dalla ripetizione, che può andare a formare sia un insieme di attività umane, sia guidare l’ascoltatore grazie alla ripetizione in uno stato di trance e quindi metterlo nella condizione di passare in un’altra dimensione.
La modernità diventa testimone e mezzo di espressione per concetti antichi, come appunto un cerchio che si chiude, essendo l’elettronica un vettore di cose antiche, di movimenti e pulsazioni ancestrali. Il disco ha una produzione che rende meravigliosamente tutto ciò, con un suono grezzo ed atavico ma non troppo, con intarsi di una techno dei mille riferimenti. Liven è il disco più trascendente di un musicista che sta facendo cose davvero importanti, e questa produzione è uno spartiacque nella storia della techno italiana, poiché riporta l’elettronica ad un livello ancestrale e tribale, dove le pulsazioni sono quelle delle tenebre della storia dell’umanità.

TRACKLIST
1.Liven
2.Rite
3.Wheel
4.Shove
5.Sweep
6.Motion

LINE-UP
Anacleto Vitolo

K.LUST – Facebook

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