K. Lust è un progetto del poliedrico e geniale produttore e ingegnere del suono campano Anacleto Vitolo, fautore di diversi progetti che seguono visioni musicali che portano lontano. Nell’universo musicale di Anacleto le direttrici principali sono la modernità e la radice tribale della nostra civiltà.
Come un mistero eleusino la musica elettronica, una delle espressioni in apparenza più moderne dell’uomo, si lega in maniera molto forte alla sua radice tribale, quella che ha sede nella parte più antica del nostro cervello.Le produzioni musicali di Anacleto, diverse a seconda del progetto, sono un accurato studio nella direzione del suono totale, della colata lavica che ricopre i suoni che ascoltiamo in un livello più profondo della nostra coscienza.
Questa sua ultima fatica, Slow Down è un ulteriore avanzamento della sua poetica musicale, possedendo suoni davvero potenti e prodotti in maniera pressoché perfetta. Ci sono moltissime cose qui dentro; ci sono suoni che fanno scattare qualcosa di diverso nelle nostre sinapsi.
È un viaggio molto denso e che farà scaturire in ognuno di noi qualcosa di diverso, ed è una delle migliori definizioni di musica elettronica che possiate mai sentire, perché qui si va ben oltre l’elettronica, andando alla ricerca di un suono che possa definire il mondo che vediamo, e soprattutto le vibrazioni dimensionali che non vediamo ma che comunque ci sono. Ad ogni nuova prova Anacleto avanza di qualche casella nella scacchiera della conoscenza e della diffusione di musica con un obiettivo ben preciso e molto profondo.
Slow Down e più precisamente il progetto K. Lust è maggiormente improntato al ritmo rispetto agli altri suoi alter ego musicali, e qui ne abbiamo una grande dimostrazione. Questa musica nell’idea del suo autore, e qui parliamo di idea nel senso platonico ovvero di visione personale di un qualcosa, rappresenta la ciclicità della storia umana, e l’avvicendarsi dei suoi corsi e ricorsi, tra i quali la pesante alienazione che viviamo tutti i giorni e nella quale ci rifugiamo volontariamente. Slow Down non offre risposte, ma regala molte domande che possiamo vivere in musica, e questa musica merita davvero di essere ascoltata.
Ascoltando il disco, in certi momenti sembra di essere sul pianeta Arrakis della saga fantascientifica Dune di Frank Herbert, un’altra opera che in comune con questa di esprimere molto di più di ciò che sembra.
Immergetevi in questa musica tribale e modernissima.
1. Slow Down
2. Hexagon
3. Circles and Squares
4. The Covenant
5. Hexale
6. Second Attempt
7. Ah Human
8. Trans-Verse