Entrati nel 2020, si è sparsa in alcuni paesi mondiali (ed ora minaccia di estendersi all’intero globo) una epidemia che ha paralizzato la totalità degli abitanti, se si eccettua coloro che ne escono per lavorare non in telelavoro e per ragioni strettamente di sopravvivenza, dentro casa.
E’ chiaro che l’aggregazione sociale va a farsi benedire, persino per una rock band (ahi! ahi!), dato che i membri d’essa non possono incontrarsi per provare, né per suonare ai concerti, diventando queste tipologie una chimera.
Sicuramente l’attività non è bandita completamente agli artisti singoli che si avvalgono esclusivamente di propri mezzi di supporto per comporre e creare a puntino musica confezionata in home made. D’altronde la tendenza era quella, operare in solitudine per snellire i costi e gli inconvenienti di confronto artistici.
Se poi in casa vi è una coppia o più persone ad abitarvi, appartenenti a uno stesso progetto musicale, ecco che questi sono certo propensi a continuare a creare in formazione ideale (se ‘logisticamente’ fosse possibile, usufruendo magari di una cantina o del garage).
Inoltre, già in condizioni normali, band di musici che non vivono nella stessa città si avvalgono del passaggio delle parti sonore prodotte, i semilavorati, servendosi della @mail, organizzando con questo procedimento il lavoro da compiere.
E’ l’Italia che va… diceva Ron. E così deve essere.
Il momentaneo, indeterminato nel tempo, blocco delle attività e il conseguente coprifuoco sanitario, be’, ci lascia nella vaghezza assoluta e finché dura sarà causa civile di modificazioni delle abitudini e degli usi.
Tagliati i ponti con l’esterno, occorrerà, provvisti di calma e sangue freddo, abituarsi ad una nuova concezione di relazione e prima o poi anche di incontri. Adesso va per la maggiore l’uso dei social e le chat telefoniche. Il telefonino a ben vedere è un po’ la salvezza delle relazioni, potendolo sfruttare in many ways. Ma sono palliativi.
E allora è comprensibile che il peso di un futuro da passare ai domiciliari, chi vivendo solo, chi in compagnia, il solo scenario immaginato di ‘semi-reclusi’, tolga molto entusiasmo alla limpida certezza di un tempo dove tutti gli sforzi erano concentrati, più o meno, alla fuga dai domiciliari (ma no, Bob, che cosa dici, quanti volontari sani della reclusione c’erano già prima del carognavirus…).
Il mondo è fuori e sempre lo sarà.
I ticket venduti on line non sono più un bene acquistabile. Nick Cave e chissà quali altri grandissimi nomi dello stardom che avevano con mesi di anticipo registrato il sold-out di vendite rispetto ai loro impegni concertistici, avranno bene di che restituire ai fans e, al seguito di questo flop che sa di anatema, la collegata filiera dell’industria culturale.
Stessa cosa vale per i viaggi da prenotare con largo anticipo in vista di eventi culturali o di tempo regalato al relax e allo svago: ferie, week end nelle capitali straniere, esplorazioni intercontinentali, settimane bianche, double week ai tropici, ecc. ecc. drasticamente stoppati!
Eravamo stati abituati a programmare a medio e lungo raggio e adesso non abbiamo un tubo più da programmare; la prima cosa a cui si tiene è di non contrarre il virus, certamente, ma poi, standosene delimitati in casa è facile essere preda di un lieve stato di depressione.
Va bene lo spirito di adattamento, ma passare dalle stelle alle stalle in un battibaleno è peggio del jet lag!
Fortunato chi ha la casa, o la villa, con giardino, magari con piscina – chissà quanti di voi – , costui si garantirà la propria porzioncina di verde, a contatto con la natura; tuttavia l’individuo che abiterà un monolocale, o una stanza in affitto, soffrirà di certo abbastanza.
Insomma, il mondo sta cambiando e non ci ha informato delle trasformazioni repentine che ci avrebbero colto fulminee.
La speranza è che ogni giorno che passi, ma sarà cosa detta in maniera lapalissiana, costituisca (ma ci siamo già naturalmente costituiti!) un’occasione, confido non maniacale (allorquando bisognerà tenere conto del supporto psicologico), utile per trovare la via finalizzata a cercare di stare bene in una nuova dimensione ideale, che di sicuro evolverà nel breve tempo, e starci pure dignitosamente comodi dentro, almeno fino a nuovo ordine.
Ma, intanto, riprendendo l’idea da un personale ultimo post, per restare più in sintonia spirituale con l’attuale scenario, e non c’è da confondersi col dEUS album ‘Worst Case Scenario’, sopra il lettuccio, in camera da sonno, mettete a riposo il crocefisso divino, e affiggete la copertina del Morcheeba album “BIG CALM”!
Anzi, facciamoci un bel regalo, attacchiamo entrambe le copertine.