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Recensione : Klint – Guilty

Questo disco è una cassetta e solo in cassetta è come vi consiglio di ascoltarlo; così come il supporto dove si decide di dipingere è importante per definire la luce, il contrasto, l’impatto del colore e le sue sfumature, così è importante la musicassetta per cogliere l’immaginario di Klint, le sue visioni sonore su di un mondo senza tempo, che iniziano nel 1021 e stazionano, temporaneamente, nel 2023.

Questo disco è una cassetta e solo in cassetta è come vi consiglio di ascoltarlo; così come il supporto dove si decide di dipingere è importante per definire la luce, il contrasto, l’impatto del colore e le sue sfumature, così è importante la musicassetta per cogliere l’immaginario di Klint, le sue visioni sonore su di un mondo senza tempo, che iniziano nel 1021 e stazionano, temporaneamente, nel 2023.

La visione di un vichingo sul percorso del genere umano: progresso, capitalismo, proprietà privata che si risolvono solo in nuove guerre. Un synth, una Drum machine, effetti per la voce, un mondo che crolla come sfondo.


Uscito il primo gennaio del 2023, Guilty è una raccolta di inediti, brani apparsi solo su Bandcamp, partecipazioni a compilation, vecchie canzoni lasciate alle spalle circa un centinaio di anni fa.

È proprio l’odore dei secoli persi dietro ad una civiltà incivile quello che qui viene sintetizzato, rimasticato e risputato: un misto tra attacchi punk hardcore al cardiopalma ai quali l’apporto di strumenti digitali toglie ogni calore umano, regalando un freddo senso di solitudine intellettuale e conseguente incomprensione (le malattie più comunemente riscontrabili nel genere umano, sulle rovine di muri crollati, promesse di libertà non mantenute, corruzione e connivenze insopportabili), un Mood psichedelico, ossessivo-compulsivo, induttivo-deduttivo, che conduce verso la perdita dei sensi e che fa risvegliare, dopo duemila anni di criosonno, durante un Rave party in una fabbrica abbandonata: segno tangibile del fallimento di una teoria economica che nulla ha di umano e tutto ha di deleterio, e che spinge verso la necessità di riappropriarsi di antichi rituali condivisi; tornare primitivi, tornare finalmente umani, svuotati di ruoli e modelli, concetti inoculati a forza e che, per quanto possano essere spacciati come la normalità, in realtà non hanno prodotto niente di positivo.


Il Punk Rock di Klint è futuro ed è passato, così com’è presente: non si vergogna di mescolare vecchi linguaggi con nuove ed imprevedibili soluzioni;

l’universo sonoro che riesce a creare, tra rimandi, citazioni e furti, con solo un synth, una Drum Machine e un effetto per la voce, ha del sensazionale: echi psichedelici che si infrangono sui subwoofer di un rave party, Anarcho Punk che scende a compromessi con la NDW generando stupendi, per quanto ruvidi e ostili, intrecci sonori.

Un vichingo che viene da lontano Klint, attivo già nella seconda metà degli anni ’80 coi Go Ahead, ha attraversato i vari moti sotterranei della sottocultura Punk fino ad approdare ad una sua personale visione dei nuovi fenomeni della Horrendous New Wave e dell’Egg Punk declinandoli in una nuova versione dei moti politico-musicali anni ’80.

Un biglietto (dal prezzo, ovviamente, politico) da comprare per viaggiare verso il futuro sul treno della Storia.

 

Klint – Guilty

1.Cyanacrylat 05:15
2.GUILTY 04:02
3.Traditional Values 04:45
4.Heat Wave 03:24
5.Go Ahead 02:43
6.Instrumental Interlude 02:27
7.Demilitarized Wheat Silos – Denazified Sunflower Oil 04:18
8.Corroded 02:13
9.12XU Radio 01:03
10.Elektromobilität 01:35
11.RMFC 02:21
12.Laufen-Hetzen-Wachsen 01:59
13.Nice Life 02:03
14.Understand My Freedom 03:24

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