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Recensione : Kotra – Radness Methods – Prostir Records

Kotra arriva dalla martoriata Ucraina, vive a Berlino e propone un'elettronica molto profonda e che scardina molti steccati di genere.

Kotra arriva dalla martoriata Ucraina, vive a Berlino e propone un’elettronica molto profonda e che scardina molti steccati di genere.

Il suo ultimo lavoro Radness Methods esce per Prostir ed è un concentrato di techno, dark ambient, ebm e tanto altro. Il suono di Kotra è uno spazio fisico dove in una dilatazione spazio temporale troviamo molte cose, dal dolore all’aggressività, forme non lineari di suoni musicali che si intersecano con rumori e generazioni di macchine che trovano uno sfogo.

Uno dei punti principali della poetica di Kotra è sempre stato quello di spingere al limite sia il corpo che la mente attraverso suoni anche fastidiosi, ed infatti Radness Methods è un disco spesso disturbante, che riprende la lezione dei Throbbing Gristle nel dare fastidio e nel non lasciare mai indifferente l’ascoltatore, sia nel bene che nel male. Kotra non produce musica che possa essere vissuta in maniera innocua come intrattenimento o svago, la sua produzione è piuttosto un bisturi che taglia in profondità, recidendo carne ed ossa, fino ad arrivare al succulento midollo.

In alcune tracce la saturazione sonora raggiunge livelli molto alti, riempendo lo spazio e le orecchie dell’ascoltatore. La produzione è ottima e strutturata in maniera differente rispetto al prodotto medio elettronico di consumo, qui non c’è da consumare nulla, ma solo da fare questa esperienza che può essere anche dolorosa, ma che porta molto più di quanto toglie.

Quasi un’esperienza sciamanica, tribù sonora che oltrepassa le comuni porte della musica per arrivare direttamente a quelle della percezione.

Ci sono momenti, come nella bellissima Quantum Presence, dove i bassi sono pugni di giganti cosmici direttamente all’interno della terra, al suo stesso cuore, e si raggiunge un’altissima intensità, un continuum di apici e di sensazioni.

Kotra è uno sperimentatore umano, nel senso che esplora i propri limiti e quelli degli altri messi di fronte ad una musica che è difficile chiamare tale, ma che è un respiro di altri mondi, una grammatica marziana che ci apparteneva ma che abbiamo dimenticato, focalizzati sulle nostre piccole e meschine cose.

Disco che prende il cervello e lo lega al corpo, ma anche viceversa creando qualcosa di molto importante, un’esperienza sonora corporea ed extra corporea unica e dolorosa, impressa nelle nostre sinapsi per un produttore unico non solo nel suo genere.

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