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Recensione : Kuken – Kuken

Una band che negli 11 brani di questo esordio riesce a sviluppare una tale forza espressiva che non può assolutamente lasciare indifferenti

Scritta dai caratteri incerti su sfondo completamente giallo.
Certo non è sulla grafica che puntano i Kuken nuovo gruppo dei fratelli Schaul (già negli ottimi Kidnappers).

Io, lo ammetto, sono un patito delle copertine, ritengo che un album con una bella grafica acquisisca ancor più valore; se, al contrario, questo aspetto non è sufficientemente curato, gli autori sono perdonabili soltanto se il contenuto del disco è altamente sopra la media.
E’ questo il caso di questa band che negli 11 brani del suo esordio riesce a sviluppare una tale forza espressiva che non può assolutamente lasciare indifferenti (ovviamente ciò vale se siete ascoltatori del true rock’n’roll, se amate il post-rock potrà al contrario solo irritarvi ed io, dall’alto della mia immensa bontà, saprò compatirvi).
Ma torniamo a noi ed andiamo ad ascoltarcelo questo album che dura poco più di venti minuti e che gira a 45 giri (!?!): ci sono i Ramones più motivati (F.U.A.H.), il rock’n’roll sparato a mille all’ora (5$ trick), il rooots punk assai poco ortodosso (Nosebleed) e persino un po’ di, falsa, pacatezza (House horse pig).
Sul tutto aleggia l’ombra lunga ed inconfondibile di Jay Reatard (più quello dei dischi solisti che non con i Reatardes).
I nostri vengono da Amburgo e, se mi consente una digressione di tipo calcistico, li vedo come tifosi del St.Pauli: francamente, se fossero sostenitori dell’altro club cittadino (di cui neanche voglio fare il nome), non mi capaciterei di come possano comporre canzoni tanto belle ed esplosive.

Tracklist:
1.Black Rose
2.Pretty Dull
3.F.U.A.H.
4.5$ Trick
5.Stranded
6.Nothin` For You
7.Nosebleed
8.House Horse Pig
9.Suicide Train
10.Stickmeat
11.Fight Back

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