Ci occupiamo di questo storico fumetto di fantascienza in occasione della sua ristampa in versione integrale disegnata da Alberto Breccia da parte della Comma 22, rimandata per molto tempo a causa di contenziosi con gli eredi dei diritti.
Chi come me, negli anni ‘70 era gia’ nato, anche se poco piu’ di un bambino, ricorderà negli espositori delle edicole tutta una serie di fumetti dell’epoca e albi che li raccoglievano, di cui sarebbe quasi impossibile stilarne un elenco. Tra queste ricordo Lanciostory e Skorpio accomunate oltre che dal fatto di essere pubblicate dalla stessa casa editrice, anche per la loro proposta di autori provenienti dal Sudamerica.
Una delle storie che più è rimasta nell’immaginario di coloro che seguivano il fumetto in quegli anni, è stata sicuramente L’Eternauta, scritto da Hèctor Oesterheld che ne e’ anche personaggio nella storia, e disegnato nella prima serie da Francisco Solano Lopez nel 1957. Ma bisognerà aspettare fino al 1972 per poterlo vedere pubblicato in Italia.
Oesterheld collaborò anche con altri noti disegnatori come Hugo Pratt e Alberto Breccia, nella casa editrice da lui stesso fondata, la Editorial Frontera. La trama ambientata nella stessa Buenos Aires, è una storia di Resistenza dai caratteri Orwelliani dove gli uomini-robot, umani terrestri convertiti a servizio d’ordine vengono sottomessi al potere degli invasori alieni, i Kol.
Aggiungendo con una sorta di premonizione spunti e dettagli di quelle che sarebbero poi state le tragiche vicissitudini del paese stesso in cui era stata concepita.
Considerando che L’Eternauta nacque intorno al 1957, si può ritenere anticipatore di un certo stile di fantascienza, meno patriottico sicuramente, e più umano rispetto a quanto erano soliti rappresentare i classici della Science Fiction statunitense in cui i protagonisti, in genere eroici, difendevano con sacrificio e sprezzanti del pericolo la nazione dagli invasori.
Qui i protagonisti, quasi tutti con nomi italiani, nel loro tentativo di sopravvivenza, pongono come priorità gli affetti, la famiglia, le amicizie suggerendo un’identificazione più personale al lettore, e meno istituzionale. Non si tratta di super-eroi o ufficiali del pentagono, ma di comuni impiegati, insegnanti, pensionati. A Breccia viene affidato il compito di re-illustrare la seconda versione che nel 1969 viene riscritta dal suo ideatore, inasprendo i toni verso il regime, e apertamente critica nei confronti dell’imperialismo statunitense, rispetto alla versione originale. I due realizzavano l’anno prima anche una biografia di Ernesto “Che” Guevara pubblicata poi in Spagna dieci anni più tardi.
La nuova versione che viene apprezzata in Italia comparendo per la prima volta sulla rivista Linus, non trova molto consenso invece nel pubblico argentino e Oesterheld si rimette all’opera con Solano Lopez per la stesura della seconda parte.
Ma siamo nel 1976 e questa attività costerà la vita all’autore e alla sua famiglia, in quanto le sue opere vengono ritenute di stampo troppo libertario per il regime di Pinochet che non si limita a censurarne i contenuti.
Sorte differente fortunatamente per il suo disegnatore originale che invece scappa a Madrid. Da qui Lopez riesce a far pubblicare le prime due serie dall’italiana Lanciostory che però apporta alcune modifiche come l’ambientazione negli anni ’70 e cambiando alcuni dei nomi italiani dei protagonisti in nomi stranieri per fare più “presa” (?!). Nel 1982 Lopez si mette all’opera per la terza serie della saga con la sceneggiatura di Alberto Ongaro, abbandonando però il progetto quasi subito che viene completato da Marco Morhain.
Nello stesso anno la Comic Art gli intesta una rivista, L’Eternauta appunto, che oltre a fumetti di altri autori ripubblica le varie serie.
Per la ristampa della serie disegnata da Antonio Breccia abbiam dovuto attendere la sopracitata edizione a cura della Comma 22.
Ancora oggi, per rendersi conto dell’importanza e del significato che l’Eternauta ha acquisito col tempo, basti pensare che il personaggio e il fumetto sono diventati un simbolo popolare di liberazione, e vengono graffitati come icone della resistenza sui muri di Buenos Aires.
Il 21 Aprile del 1977 di Hèctor Oestefeld e della sua famiglia si perdono le tracce, e il loro nome si aggiunge alla lista dei Desaparecidos argentini.