Uscito da un paio di mesi, questo split vede da una parte La Furnasetta, un misterioso collettivo multimediale, musicalmente imprevedibile, sempre attento alla sperimentazione sonora più ardita, e ScoliosisNoises Dept., un progetto sperimentale che va a ricercare le sue radici tra vari generi dell’elettronica spaziando dall’harshnoise al drone, fino ad arrivare a sonorità più ritmiche.
LATO A, La Furnasetta.
Mi sveglio. Sono solo, in quello che sembra essere un tunnel, una sorta di gorgo di pietra, oscuro, polveroso e freddo. Disorientato, mi desto al suono di una voce imperiosa, distorta e inquietante. Di colpo, inciampo. Rialzarmi sembra facile, ma incespico continuamente sui miei passi incerti, al suono di una chitarra distante e poco familiare, accompagnata dal ritmo ipnotico di una drum machine e un recitato che intona una nenia corrosiva. Silenzio.
Poi, una soave monodia robotica, una cassa dritta, regolare, elettronica: “La memoria del cuore, se viene tradita muore”. Il mio incedere si fa danza incontrollabile, dionisiaca rappresentazione di uno stato mentale alterato dai battiti. In un istante, tutto si fa macerie: suoni sparsi, come brandelli psichici rattrappiti. Un movimento sinusoidale, curvo e ricurvo, una piega sonora si fa strada tra i resti, i resti del mio io ormai a pezzi che avvolgono la superficie di questo luogo desolato. Echi lontani puntellano la cavità della mente e, dai suoi più reconditi meandri, ecco emergere un nuovo tempo e, con essa, nuove voci, ennesime manifestazioni del mio essere plurivoco, a conferma del definitivo crollo della coscienza.
LATO B, ScoliosisNoises Dept.
Distorsioni abrasive, lacerazioni psichiche, rumori di fondo. NOISE SIVE NATURA. La materia che si dipana, si divide in infinite modalità di dispiegamento oggettivo. Come un giardino pieno di piante o come uno stagno colmo di pesci; tuttavia ogni ramo di pianta, ogni membro animale, ogni goccia dei loro umori, è ancora un giardino ed è ancora uno stagno. Non ci sono voci, qui. Dove non v’è psiche, non v’è neppure linguaggio. Qui c’è solo essere, essere senza parola.
È l’opprimente presenza del presente, dell’immanente incedere della realtà che si staglia dinnanzi a me, inesorabile. LENIN GAGA INSCHALLAH, una danza circolare che ci ricorda di dover essere sempre e comunque fedeli alla terra, dire sì a tutto ciò che ci si presenta e di accettarlo in quanto tale. Il finale è un’orgia in senso proprio, un rituale di caos mistico e irriverente, che fagocita tutto ciò che ha attorno in uno Sfero indeterminato, un tutto che ricopre ogni singola porzione di mondo. Lunghe suite corrosive, che mi riportano al più grande degli enigmi: io ho un corpo oppure sono un corpo?
La Furnasetta / ScoliosisNoises Dept.; l’interno / l’esterno, l’io e il mondo, la psiche e la materia, l’illusione dell’unità contrapposta alla falsa credenza di un molteplice che si esplica tutt’attorno a me.
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La versione fisica merita anche per la meravigliosa illustrazione di copertina a cura di Diazepam (al secolo Mauro Sciaccaluga).
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