Forse sta finendo davvero, si poteva fare qualcosa di più ?
La decadenza e l’attesa della fine potrebbero essere i nostri unici margini di manovra, cullandoci nella magia della caduta che tutto lascia dietro, lo schianto è lontano una notte o forse due ma arriverò, e farà male. molto male.
Nel frattempo ci sono anime che incedono di un Grazia Obliqua, come il nome di questo splendido gruppo, che fluttua etereo là dove molti nemmeno conoscono l’esistenza. Come si definiscono essi stessi, loro sono più e diversamente di un gruppo, sono un collettivo. E sono collettivi anche i loro suoni che non sanno e non vogliono fermarsi su spiagge conosciute, ma veleggiano nella tempesta di vari generi, tra dark folk, elettronica fine e mai invasiva, e molto neofolk, l’importante è vedere e soprattutto sentire quella porta socchiusa appena.
Lo stile è la battaglia che ci alberga nell’animo, quel sentire davvero diverso dall’intendere la musica come intrattenimento, una ubris di non tenere chiusi gli occhi mentre si viene aperti in due e il sangue scorre copioso.
Il secondo lavoro del gruppo romano è davvero difficile da limitare nelle parole, e bisogna sempre lasciare spazio alla musica, che quei è di una bellezza mortale, una copula con altri spiriti per elevarsi, I suoni sono unici e si sono avvalsi dell’opera di Cristiano Santini, cantante dell’unico vero gruppo punk italiano : i Disciplinatha ( che andrebbero recuperati e studiati a fondo, perché sono una delle cose più notevoli successe qui, e trattano dello spirito italiano e chi capisce capisca senza le cazzate che hanno sempre adombrato il gruppo emiliano).
Il rimando fra la voce maschile di Alessandro Bellotta e quella femminile di Alessandra Trinity Bersiani crea un climax speciale ed unico, per un collettivo che sa esprimere il meglio dentro e sopra le rovine. Oltre è un lavoro che ha molti significati, ma quello innegabile è l’andare avanti, fare della propria vita un’opera alchemica in continua mutazione, sempre oltre. Disco di rara bellezza, commovente e struggente nel senso pieno e non mediamo di queste parole.
Chiude l’opera Waiting For The Dawn, un rifacimento da brividi di Aspettando l’alba delle Orme, un meraviglioso omaggio al miglior periodo della musica italiana, ed è una canzone dove c’è tutta la Grazia Obliqua.