Wells, Corrêa, Welles, Haskin, Moore e Spielberg: sei modi diversi di raccontare la stessa Guerra dei mondi.
La guerra dei mondi (The War of the Worlds) è di certo uno dei più importanti romanzi della letteratura, non soltanto di genere. Ciò è reso chiaro dal fatto che sia stato riadattato in decine di modi (forse centinaia, per mia ignoranza) e che esiste addirittura un wikia a esso dedicato. Fu pubblicato originariamente a Londra sul Pearson’s Magazine, in nove puntate, da aprile a dicembre del 1897. Arriverà in Italia nel 1901.
Il suo autore, H.G. Wells, era un artista prolifico, sostenitore del socialismo e del pacifismo, ha scritto opere nei più svariati generi, da quello fantascientifico, per cui è più noto, a quelli maggiormente realistici e politicizzati verso la fine della sua carriera. Durante l’ultimo periodo della sua vita fu un forte promotore dell’idea di “Governo Mondiale”, un’idea che prevederebbe l’esistenza di un’unica entità politica in grado di portare avanti la totalità dei paesi del nostro pianeta.
La trama del romanzo è nota ai più: nella landa di Woking, vicino Londra, atterrano dei non meglio identificati cilindri, scambiati inizialmente per meteore. Il protagonista-narratore, grazie a un suo amico astronomo, ne aveva osservato la partenza da Marte giorni prima. Questi cilindri contengono delle strane creature dall’aspetto polipesco, con una testa enorme e sottili tentacoli, aspetto terminale di un’evoluzione dovuta all’atmosfera marziana. Questi “cervelloni” però non perdono tempo e a bordo di enormi automi a tre gambe, i tripodi, comandati dall’interno, e con l’ausilio di un raggio distruttore, attaccano l’umanità e i suoi artefatti fino ad arrivare a Londra. Non vi voglio svelare il finale, intelligente e depistante, e neanche quello alternativo, accennato nello stesso romanzo e ripreso da John Christopher in un ideale sequel del romanzo chiamato I tripodi.
Nel 1906 in Belgio uscì una preziosa edizione illustrata del romanzo. Edizione che ho il privilegio di possedere e ristampata di recente in Italia sotto l’editore Castelvecchi (2016). I numerosi disegni che arricchiscono il volume sono dell’illustratore brasiliano Alvim Corrêa, esiliato in Francia dopo l’avvento della Repubblica a causa dei legami della famiglia con la monarchia. L’artista, per molto tempo in povertà, dovette sbarcare il lunario con illustrazioni a sfondo erotico e iniziò a lavorare al volume della Guerra solo quando era ormai ammalato di tubercolosi. I disegni di Corrêa, neanche a dirlo, sono incredibili e hanno la capacità di evocare atmosfere talmente suggestive da lasciare il lettore completamente rapito durante la lettura. Lo stesso Wells si rese conto della potenza del tratto di Corrêa tanto che ammise che «per la guerra dei mondi ha fatto più Alvim Corrêa col suo pennello che io con la mia penna».
Di tutti gli adattamenti per altri media, quello che probabilmente spedì in orbita l’idea del romanzo di Wells fu probabilmente quello radiofonico trasmesso negli States il 30 ottobre dalla CBS, e interpretato dal giovane Orson Welles. Pare che molti radioascoltatori non capirono si trattasse di uno sceneggiato, e, letteralmente terrorizzati dall’annuncio della discesa dei marziani sulla Terra, furono presi dal panico. La genialità del programma, e di conseguenza il suo successo, stava proprio nel simulare un notiziario, sparpagliato lungo l’intero palinsesto, che manteneva aggiornata la popolazione sullo sbarco. Eccovi l’incipit:
«Signore e signori, vogliate scusarci per l’interruzione del nostro programma di musica da ballo, ma ci è appena pervenuto uno speciale bollettino della Intercontinental Radio News. Alle 7:40, ora centrale, il professor Farrell dell’Osservatorio di Mount Jennings, Chicago, Illinois, ha rilevato diverse esplosioni di gas incandescente che si sono succedute ad intervalli regolari sul pianeta Marte. Le indagini spettroscopiche hanno stabilito che il gas in questione è idrogeno e si sta muovendo verso la Terra ad enorme velocità».
Il primo adattamento cinematografico del 1953, sebbene avanguardistico per l’epoca, non riuscì ad avere la stessa eco del programma di Welles. Il regista Byron Haskin si impegnò a trasporre la trama negli Stati Uniti, dove un giovane e importante fisico si ritrova al centro degli eventi, alla stregua del protagonista del romanzo. Un film datato, incentrato più sulla spettacolarità (per per gli anni ‘50) che sulla trama, che gli fece vincere il Premio Oscar per i migliori effetti speciali. Grande pecca: aver sostituito i suggestivi tripodi con delle piccole astronavi sospese per aria.
Non delude invece la trasposizione a fumetti del 1999 a opera dell’enorme Alan Moore nel secondo numero de La Lega degli Straordinari Gentlemen, vero e proprio manifesto dell’appena nato sottogenere fantascientifico denominato steampunk (ne parlo qui). I disegni di Kevin O’Neill fanno da supporto alle visioni di Moore e al suo sguazzare in ambientazioni di altri tempi, divenute ormai di culto, come, appunto, quella della ben nota invasione marziana. Qui però Alan Moore i tripodi ce li ha lasciati eccome!
E anche Steven Spielberg, nel suo contributo al romanzo del 2005, ce li ha lasciati (certo, poteva risparmiarci Tom Cruise, ma vabbè… de gustibus) I minuti in cui i tripodi emergono dalla Terra per la prima volta, davanti a una popolazione sbalordita e curiosa, sono emozionanti, bisogna ammetterlo. Il resto della pellicola però mi sembra un blockbusterone che risponde al semplice what if?: cosa accadrebbe oggi negli Stati Uniti (ancora!) se i marziani arrivassero a invaderci con le loro macchine avanguardistiche? Risposta [spoiler]: bisogna fare affidamento sui batteri… il che, credo, non era proprio il messaggio che voleva trasmettere Wells nella storia originale, in un contesto e una società sicuramente diversi da quelli attuali.
Una risposta
Molto bello, ho gustato l’articolo zeppo di curiosità y spunti. Ho voglia di sfumettarmi quegli albi menzionati. C’è anche di bello che l’Alex di Kubrick, interpretato da M. McDowell, abbia poi interpretato H.G. Wells.