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La Legge Violenta Della Squadra Anticrimine

La Legge Violenta Della Squadra Anticrimine: Nell’anno del signore 1976 il mai abbastanza compianto Stelvio Massi dirigeva ben tre film e faceva la felicità di noi m...

Nell’anno del signore 1976 il mai abbastanza compianto Stelvio Massi dirigeva ben tre film e faceva la felicità di noi maniaci del poliziesco all’italiana.

Questo di cui vado a parlarvi è girato quasi interamente a Bari e, per molti interni, gode dell’ospitalità di un giornale realmente esistente quale la Gazzetta del Mezzogiorno.
La pellicola ha inizio dentro la sala di un ristorante dove si festeggia la comunione del figlio di Don Antonio, quest’ultimo avrebbe deciso testimoniare contro il boss Ragusa ma dal mare giunge un’imbarcazione dalla quale partono alcuni colpi di fucile che lo freddano.
Anche una signora vorrebbe testimoniare allo stesso processo ma la sua auto viene sospinta da un camion a pochi metri dal mare, ancora spaventata dall’evento la stessa viene intimata di non presentarsi all’udienza.
Senza testimoni quindi la corte non può che assolvere Nino Ragusa (Alfredo Zammi).
La conclusione del processo lascia deluso ed arrabbiato il commissario Jacovella (John Saxon).
Il nostro si rivede nella scena seguente nella quale scorge un giovane impegnato a scassinare un distributore di sigarette, quest’ultimo è armato di coltello ma il poliziotto lo neutralizza facilmente e lo riempie di schiaffoni.
La scena si risposta su Nino che incontra il ben più potente fratello Dante (Lee Jobb), quest’ultimo lo incarica di recarsi a Roma per ritirare una valigetta da un ministro.
Nel frattempo il ragazzo visto poc’anzi si reca al giornale la Gazzetta del Mezzogiorno,vuole denunciare le violenze subite da Jacovella, il direttore del quotidiano (Renzo Palmer) è infatti contrario ai metodi del commissario e pubblica la notizia-denuncia.
Le immagini ora propongono un tentativo di furto ad un furgone portavalori.
Al colpo partecipa anche il giovane Antonio (Lino Capolicchio), impegnato nella sua prima rapina.
Quando tutto sembra andare per il meglio giunge un poliziotto armato di mitra che uccide l’autista della macchina dei malviventi,questi ultimi rispondono al fuoco ed è proprio il novellino a colpire a morte l’agente.
Presi dal panico i rapinatori fuggono a piedi e si dividono.
Due di loro si impossessano dell’auto di una donna e scappano con lei a bordo.
Al loro inseguimento c’è una volante della polizia, si scatena una sparatoria che dura finché i criminali non decidono di gettare l’ostaggio fuori dal mezzo, la macchina dei tutori non può fare a meno di investirla e di terminare così la sua corsa.
Anche Antonio ruba una macchina ma non è un’auto qualunque bensì quella di Nino Ragusa.
La stampa intanto approfitta del fattaccio per un altro attacco alle forze dell’ordine.
Nel frattempo la notizia del furto dell’auto,con la conseguente sparizione della valigetta,manda su tutte le furie il boss Dante Ragusa, si deve assolutamente ritrovare il tutto.
Blasi sempre più spaventato va precipitosamente a prendere la sua fidanzata (Rosanna Fratello) al lavoro.
Jacovella invece fa visita ad un circolo privato del quale è stata trovata la tessera sull’auto dei banditi, qui arresta Charlie (Teodoro Carrà) che portato in caserma è convinto, con metodi non esattamente garantisti, a dire ciò che sa.
I due fidanzati intanto scappati dalla città si rifugiano in un casolare di campagna e lì lui dice a lei ciò che è accaduto.
Ma la polizia ha scoperto il covo dei rapinatori,uno è ucciso nello scontro a fuoco, l’altro invece viene catturato e malmenato.
Una telefonata avverte il boss Ragusa sull’identità del ladro dell’auto,la stessa voce anonima da il nome anche alla Gazzetta.
I malviventi arrivano prima della polizia a casa Blasi, il padre di Antonio (Guido Calano) viene torturato perché dia informazioni sul figlio, lui non sa dove sia e ciò gli costa una morte atroce.
Anche la stampa cerca Antonio ma non vuole collaborare con le forze dell’ordine e pubblica la foto del ragazzo in prima pagina.
Lui nel frattempo legge il documento contenuto nella valigetta e capisce di avere un potenziale asso nella manica,chiama casa Ragusa e chiede in cambio di ciò che ha in possesso due biglietti per Caracas e dieci milioni di lire.
All’appuntamento per lo scambio si presentano due uomini del boss su di un’auto, uno viene ucciso da Blasi ma l’altro strappa con forza la valigetta dalle mani della ragazza il documento è perso loro però hanno salva la vita.
Dante Ragusa non si accontenta però di aver di nuovo fra le mani la scottante  ocumentazione,vuole che anche il ragazzo sia ucciso.
Antonio chiama telefonicamente il direttore Maselli lo incontra e gli dice come sono accaduti realmente i fatti, il giornale pubblica la sua versione.
Ragusa intuisce che Blasi è in contatto con Maselli e fa seguire il direttore dai suoi uomini.
Ma una seconda telefonata del ragazzo al giornale viene intercettata anche dalla polizia.
All’appuntamento quindi si presenta anche la squadra di Jacovella che uccide per errore Nino Ragusa,la stampa non perde occasione per accanirsi con il commissario il titolo della Gazzetta del giorno seguente recita infatti:”Ragusa giustiziato dalla polizia”.
E’ quindi la volta della fidanzata di Antonio di incontrarsi con Maselli, lei gli dice che il suo compagno si presenterà davanti alla sede del giornale per costituirsi.
Ma prima di uscire dall’auto e consegnarsi alle forze dell’ordine Blasi lascia alla ragazza la fotocopia della lettera del ministro.
Da un tetto però un cecchino assoldato da Dante Ragusa uccide Antonio.
Il film si conclude con la consegna della lettera a Jacovella e con la cattura sia dello sparatore che del vecchio boss.
Come dicevo all’inizio di queste righe basterebbe la firma di colui che lo dirige per fare di questo film, un film da vedere, di mio ci aggiungo che passa abbastanza spesso sulle reti Mediaset ed anche se come me odiate profondamente chi di queste reti è il proprietario una volta almeno una lo dovete per forza vedere.

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