Traduzione di Giulia Zavagna
Teresa se ne andò un martedì dopo pranzo.
Si apre così, con una semplicità disarmante, il sorprendente romanzo di Daniel Saldaña Parìs, La linea madre (Chiarelettere 2019).
È un pomeriggio insignificante quello in cui Teresa decide di partire, di non essere più ‘Teresa la madre’ per diventare ‘Teresa la rivoluzionaria’.
E quando abbandona la famiglia per unirsi alla rivoluzione zapatista in Chiapas, in un pomeriggio come tanti nell’estate del 1994, qualcosa nella vita del figlio – 10 anni, una passione per gli origami che arriva all’ossessione, una sorella adolescente con un poster di Kurt Cobain in camera e un padre assente incapace di empatia – si inceppa definitivamente.
Anni dopo, relegato sul letto su cui passa la maggior parte delle sue giornate, è lui che prova a capire le ragioni dell’abbandono materno, del tradimento di Teresa.
Teresa, la donna che l’ha messo al mondo senza voler essere madre né moglie e che ha annullato l’identità del figlio per renderlo, inconsapevolmente e a distanza, una sua copia imperfetta, imprecisa, terribilmente asimmetrica. La donna che l’ha obbligato a seguire per tutta la vita quella ‘linea madre’ necessaria e dolorosa che ha segnato indelebilmente la sua storia familiare, legandola a doppio filo alla Storia violenta e sanguinosa di un Paese intero.
Con una scrittura mai banale, che oscilla tra il filosofico e l’infantile, tra il poetico e l’ironico, Daniel Saldaña Parìs racconta la forzata perdita di innocenza di un bambino che cerca con tutto se stesso di attaccarsi alle evanescenti sicurezze dell’infanzia, diventando il protagonista di una storia che fa male, che taglia come carta sotto i polpastrelli e lascia una bruciante traccia del suo passaggio, dolorosa eppure quasi invisibile.
Così il personaggio che nasce dalla penna di Parìs, un narratore senza nome con un hobby che non gli riesce e degli affetti inesistenti, è destinato a entrare nel nostro cuore, prenderlo a pugni all’improvviso per poi sfiorarlo con un bacio per chiedere perdono.
Un ultimo bacio, umido e al sapore di quesadillas, per chiedere di non dimenticare.