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La Morte A 10 Passi.

Penso a te che sei ancora nel mondo dei sogni, rapita da Morfeo. Osservo il tuo corpo, i tuoi capelli. Cerco di prendere il ritmo del tuo respiro per diventare un’unica anima. Bacio il tuo interno coscia e già che ci sono inizio un cunnilingus, e dopo 10 minuti inizi a squirtare. Ho il viso tutto bagnato. Ti svegli soddisfatta e mi dici “caffè?”; “no, una birra grazie”. Resto sdraiato sul letto col cazzo dritto.

Dal cassetto del comodino prendo un metro da sarta e misuro il mio cazzo di 19.1 centimetri. Sento chiudere la porta di casa: è andata via, ho le palle gonfie… le devo svuotare. Chiudo gli occhi, do un paio di colpi veloci, schizzo forte; rimango fermo sul letto, con un senso di vuoto e l’erezione che pian piano scompare, e la mia pelle è come carta abrasiva; puzzo di alcool e sudore. Faccio una doccia per lavare via i giorni passati.

Mi vesto, apro una birra e sono già in strada. Una foglia mi cade addosso. Siamo su una palla rotante in uno spazio infinito; un punto blu nella vastità dell’universo. Il netturbino raccoglie l’immondizia con sguardo schifato. Ho la testa pesante e il corpo flaccido, una foglia di menta e un fiore di marijuana: posso fare una canna mojito.

Odore di carne sul fuoco.

Carcassa di cane investito.

Musica commerciale.

Senso di disgusto totale.

Sto al sole a non fare un cazzo come un rettile. Le mie funzioni vitali sono ridotte al minimo. Meno male che il respiro è autonomo, solo che ogni volta che ci penso lo devo gestire io. Faccio un tiro alla canna , finisco la birra, penso alle partite di oggi.

Puzza di fogna. Un pallone bucato sul ciglio della strada. Questi alberi faranno compagnia ad altri esseri dopo di me: li voglio abbattere per invidia.

Per ore non succede niente. Viaggio con la mente, cammino e respiro, e nulla più.

Sono le 10 del mattino. Mangio un panino con il salame piccante, bevo una ceres da 10°, per stonarmi ancora di più. Rutto, e un tanfo di animale morto esce dalla mia bocca. Passa una donna con l’aria sconvolta… probabilmente in cerca di droga. Metto le cuffie e ascolto un po’ di musica violenta. Stranamente l’ansia non mi assale; forse sta preparando un assalto per i momenti felici. Ho gli occhi mosci e anche il cazzo, e le mie ascelle grondano sudore. Penso che la morte non esiste. Siamo solo entità di luce e ci muoviamo in questo spazio tempo in un vestito che chiamiamo corpo.

Di colpo è sera.

Sono in campagna e la luna piena è come un grosso faro che illumina il mio cammino. Vedo un fuoco. Indosso una tunica nera con un cappuccio, non so neanche il motivo. Sento il rumore delle civette e dei rospi. Mi avvicino sempre di più al fuoco; vedo delle persone con delle tuniche nere, al mio arrivo si inginocchiano e dicono in coro “maestro “: sono il capo di una setta esoterica? Come ho fatto a dimenticarlo? Loro sono ancora in ginocchio. Pentacolo disegnato con pietre. 20 persone inginocchiate hanno indòsso tuniche nere e un cappuccio, mi fissano e mi dicono “maestro noi siamo pronti”. Faccio un cenno con la mano. Loro si alzano, mi portano una canna e un bicchiere di vino. Noto che tutti hanno il bicchiere. Dalla mia bocca escono frasi che non riesco a controllare ” sorelle e fratelli brindiamo alla grande Dea che illumina il nostro cammino; beviamo il nostro vino con un solo sorso”. Il vino va giù nelle nostre gole; brucia un po’ perché è veramente forte, credo sia l’alto grado. Accendo la canna, faccio tre tiri e la passo alla mia destra: ” Maestro tocca a te fumarla tutta “. Non mi sembra vero! Loro intonano un canto “questa è la morte a 10 passi, il guerriero di luce troverà la strada”. Sto fumando ma non sembra né hashis né marijuana; cado lentamente all’indietro; non percepisco più il mio corpo.

Mi sveglio nel mio letto.

Tocco il mio corpo per capire se sto sognando. Tocco la mia faccia, le mie mani, i miei piedi … no, meglio evitare. Non sono morto! Come sono finito nel mio letto? Ho la barba lunga e i capelli rasati. Ho un taglio sulla testa che sembra sanguinare ancora. Che ore sono? che giorno è? per quanto ho dormito? Non riesco ad alzarmi perché la testa gira velocemente, e lo stomaco brucia come la mia gola.

Chiudo gli occhi, e ti penso, e nulla più.

 

I disegni sono di Alberto panegos

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