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La Notte Che Ebbi Molta Gran Paura

La Notte Che Ebbi Molta Gran Paura: La notte, sempre la notte, torna alla mente l'orrore, la paura, la claustrofobica sensazione che s'intrufolò nella mia t...

La notte, sempre la notte, torna alla mente l’orrore, la paura, la claustrofobica sensazione che s’intrufolò nella mia testa riguardo Lei. Pensavo di averla persa nei sogni, conscio che non si ripresentasse più a far capolino petaloso tra i miei due soffici guanciali, ma forse, devo arrendermi all’evidenza, è davvero così.
Buttato qui su due piedi sembra ben poca cosa, robe passeggere, nondimeno, sistematicamente, l’angoscia non tardava a soffocarmi ogni maledetta notte prima di coricarmi. Mi arrovellavo il cervello rivivendo l’incubo nero che sognai l’ultima volta, poiché fu terribile e innescò l’insonnia da cui non sono ancora guarito; ascoltatemi, please, quieto, ora ve lo racconterò.

La dimensione onirica nella quale sprofondavo era completamente idilliaca, non appena Morfeo mi spianava la strada apparivano in sequenza; caramelle; zucchero filato; dolcezze condivise a lume di candela; scherzi; baci d’amore; copiose risate; passeggiate; cinguettii; sole e sfogliatelle. Esse sfilavano in coro deliziosamente come in una pellicola cinematografica, era questo il mio tram tram chiamato desiderio, ammantato di esclusività circa la mia dolce metà fantasma, che in quel mondo aveo incontrata. “Candy è poesia, Candy è allegria e zucchero filato…”
BBBZZZBZBZBBZBTRUMP… “Oh, mio Dio: che d’è ‘sto frastuono!”.

La puntina che scandiva saccarina lungo il rotante disco fatato, la nostra soundtrack incantata, gracchiò malamente, schizzando impazzita come una bòma fuor di controllo in preda alla tempesta, e sbatti di qua e sbatte di là, inarrestabile, calpestava in direzione vietata i solchi preziosi che cantavano la letizia dei miei sogni, graffiando punto il vinile a sfregio: zam-zam!
– Chi ha osato tanto! – Esclamai inviperito, mostrando il coraggio datomi dallo sgarbo improvviso e fui pronto a vendicare l’oltraggio, ci si può giurare sopra, quand’ecco, non ebbi il tempo di muovere un dito, un mostro  terrificante s’erse dinnanzi a noi uscendo inusualmente dalla fogna del Luna Park, luogo ove io e Lei saltellavamo ilari tenendoci per mano (beh, è il nostro idillio dopotutto), nell’altra, invece, stringevamo nuvole gialle zafferano di zucchero filato, lo dico per dolcificare la cronaca; insomma, tale essere raccapricciante dal labbro bavoso, il puzzoso GOAT, fu pronto a schernire impavido armato di dette parole: – Pazzo, idiota, AHAHAHAHRAHRAHR, son Morfeo, il Dio a cui ti affidi ogni notte per realizzare i tuoi stupidi desideri in compagnia di quella gran gnocca che neppure ti ha detto il nome. Mi hai rotto le scatole con le tue svenevolezze edulcorate; stai causandomi sbalzi insulinici; mi hai mutato nella forma e pure nell’aspetto, ne ho abbastanza di denti cariati e di cure ortoortodentali, quindi, apri bene le orecchiette, rapa, non solo vorrò punirti, ma ti farò mostra, parola di mostro, di come si tratta una donna… AHAHAHAHJARAH!

“Ahahaharhahjarah!”. Risposi in tono minore, facendo eco al suo risatone gaglioffo, con snobistico dispezzo.

Il rosicone strappò Lei dalla mia mano con urticante violenza e la caricò su di sé a cavallo del manico della scopa tipica delle streghe, involandosi per chissà quale lido mefitico. Boh!

La propulsione del mezzo in fuga emise un rumore assordante in coppia ad una nube tossica, appestando il respiro e il completo VERSACE in doppiopetto bianco, entrambi avvolti in un gran puzzo di merda.
Puz per ficaccia!
Da allora non dormo più, ho tenebrosa paura, perché non posso ammazzare Morfeo, mi scopro pacifista… E poi soffro d’asma.

Illustrazione di Enrico Mazzone

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