I francesi hanno definito La pazienza dei bufali sotto la pioggia un libro indimenticabile. Ma i francesi non tendono sempre a esagerare?
La pazienza dei bufali sotto la pioggia è una raccolta di racconti: racconti molto brevi, in effetti; è perlopiù una raccolta di sfoghi e riflessioni di persone normali, per quanto la definizione persone normali possa avere un senso – sì, insomma, queste persone normali siamo noi, s’era capito –
I protagonisti di ognuna di queste micro-storie urlano al lettore la propria inquietudine, o si limitano a sussurrare le proprie intime abitudini, o dialogano con una persona che non hanno il coraggio di avvicinare; tutti, comunque, ribadiscono come il segreto dell’esistenza si celi nel rapporto con il prossimo, in genere del sesso opposto.
L’amore è molto presente, in questo libro, e soprattutto il sesso, inteso come sublimazione del rapporto di coppia o, addirittura, come unico e reale veicolo di conoscenza della persona amata. Lo so, lo so: è tutto così francese …
David Thomas ha affermato che è la scrittura, più che la storia, a rivelare la sensibilità e il punto di vista di un autore; La pazienza dei bufali sotto la pioggia è perfettamente coerente con questa riflessione. Ogni storia ha il suo stile limpido, pulito. La lezione di Carver è riscontrabilissima. Molto spesso non si capisce dove l’autore ci voglia portare sino all’ultima frase, quando una punta d’umorismo si insinua tra le righe e ci colpisce all’improvviso (avete presente il fulmen in clausola? Ecco, Marziale era più bravo); altre volte il discorso è invece lasciato in sospeso, perché non sempre esiste una risposta.
La scelta di privilegiare lo stile sacrificando il contenuto alcune volte funziona e altre no. Non pochi racconti sono decisamente ben riusciti, perché la trovata funziona e il giocattolo diverte, altri appaiono decisamente meno ispirati. Un guscio vuoto, seppur bello, rimane vuoto.
E’ giunto il momento che aspettavate: La pazienza dei bufali sotto la pioggia è davvero un libro indimenticabile?
Cari francesi, tornate piuttosto a usare l’aggettivo delizioso. Vi ricordate Lo Straniero di Camus? Sono convinto di sì: appartiene a voi. Quello, è un libro indimenticabile.