Lester Greenowski 2022: la scaletta è aperta da Halloween che è intrisa dell' hard rock più virtuoso quello che il nostro è solito bazzicare, Christine lambisce - egregiamente - territori glam..
Con questo omaggio al genio di John Carpenter il nostro Lester chiude idealmente i festeggiamenti per i suoi vent’anni al microfono.
Vent’anni di palchi da allestire, di ampli da montare e smontare, di chilometri percorsi, di serate esaltanti e deludenti, di gioia, di rabbia, di timpani sfondati.
Lester con la sua musica sarebbe potuto diventare discretamente ricco, il talento e la presenza scenica – chi ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo lo potrà confermare – li ha, ed invece continua a fare le sue cose per chi come noi ha voglia e predisposizione per ascoltarle.
Attenzione non sto facendo l’elegia del looser, non sono né il caso né la persona adatti, sto solo parlando di passione, di riferimenti culturali, di attitudine; perché il nostro questi vent’anni poteva spenderli diversamente ma li ha voluti riempire di canzoni, di emozioni, di elettricità. Bene direi che è venuto il momento di parlare di canzoni, delle canzoni contenute in questo disco in fondo, ma neppure troppo, quello che dovrei fare.
La scaletta è aperta da Halloween che è intrisa dell’ hard rock più virtuoso quello che il nostro è solito bazzicare, Christine lambisce – egregiamente – territori glam mentre Vampires vita decisamente verso il punk con quel quid in più che la voce di Lester sa dare.
Per quanto mi riguarda la vetta di questo album è rappresentata dai ritmi sostenuti di Assault on Precint alla quale fanno seguito le ramonesiane The Thing e Big Trouble in China (la seconda arricchita da pregevoli spunti power pop), la garagistica Village of the Damned per chiudere con la evocativa ma mai stucchevole The Fog.
Resta ancora vent’anni ed oltre a tenerci compagnia amico mio perché guardando la mia collezione di dischi vedere il tuo nome ricorrente mi riempie di gioia e non sono certamente il solo a pensarlo.
Luca, conosciuto come Il Santo, è un appassionato di musica, lettura e calcio. Il suo soprannome non deriva da motivi religiosi, ma è ispirato al personaggio Simon Templar interpretato da Roger Moore in una famosa serie televisiva. Gli piace ascoltare musica di ogni genere, dal rock al pop, e pensare con la propria testa. Apprezza sia l'aspetto sublime che quello terrificante della vita. Per quasi dieci anni ha gestito il miglior negozio di dischi della Liguria, "Distorsioni" a Varazze, che ha supportato la scena musicale underground. Partecipa al podcast "In Your Eyes" dove condivide le sue idee in modo schietto e sincero.
Dandy Deads, band toscana di chi, come noi, ha inoculato dentro di sé la pervicace patologia succitata e non vuole saperne di mollare il colpo, di appendere gli strumenti al chiodo, di irrigimentarsi nel grigiore del piatto vivere quotidiano.
I losangelini Sound Reasons sono infatti passati dai lidi lusitani della Groovie Records per approdare a quelli altrettanto virtuosi della Rogue Records.