Lilith,al secolo Rita Oberti,meriterebbe,per quanto ha fatto con i Not Moving e per quanto sta tuttora facendo con i suoi Sinnersaints,un posto di assoluto rilievo nel panorama musicale italiano e,attenzione,non sto parlando solo del dorato ghetto dell’underground ma dell’intero panorama rock nazionale.
Questa sua seconda fatica da (semi) solista non fa altro che dimostrare un talento e una forza interpretativa che a ben pochi eguali, frutto di quella che una volta era detta attitudine,anche se dubito fortemente che nel corso degli anni si sia trovato un termine che meglio potesse spiegare un qualcosa che apparentemente non ha spiegazione,vale a dire quel qualcosa di imponderabile che fa di un buon interprete un grande interprete,e,d’altro canto,chi quel termine non lo capisce mai potrà capire la differenza.
Oh mio dio che giro di parole farneticante!
Ma torniamo a “A kind of blues” che,come tentavo poc’anzi di spiegare,è disco di grandissima levatura;dentro ci sono la rilettura di un classico dei Not Moving quale “Baron Samedi” che pezzo della madonna era nella versione originale e pezzo della madonna resta in questa sua originalissima rilettura, “Lazy” dei (delle) Nuns in una versione elettro-acustica da urlo ( a proposito sarebbe quasi l’ora di riascoltarcele le care e vecchie suore visto che sono state uno dei gruppi punk più originali che la storia ci abbia donato),”Mr.Know it all”,che vede la collaborazion e di Ferruccio Quercetti dei Cut e di Luca Giovanardi dei Julie’s haircut,un pezzo garage-punk che rinverdisce i fasti dei sopracitati Not Moving,”La notte” di Adamo ammantata da un velo di disperazione che mette i brividi e “Ghetto” degli Statuto che,spogliata della sua (apparente) spensieratezza, sembra un brano autografo di chi lo esegue.
Il tutto si chiude con una versione splendida di un classicissimo quale “Love in vain” di Robert Johnson,ascoltatela e poi vi sfido a trovare qualcun’altro che riesca a rileggere un pezzo come questo interpretandone lo spirito con così tanta fedelta e, nel contempo,con così tanta originalità,come dicevo alcune righe orsono serve l’attitudine e se ancora non avete capito di che cosa si tratti ho tanta paura che questo pezzo,e,a maggior ragione, questo album,non facciano proprio per voi.
Volete etichettare questo disco sotto la scomoda etichetta di musica d’autore?
Fate pure,in fondo è vostro diritto,ma,a mio parere,questo “A kind of blues” suona punk come un album di Billy Bragg o di Michelle Shocked.
Concludo confessandovi di non essere certo il primo a recensire questo disco e quindi non posso neppure negare di aver letto diversi pareri e diverse analogie tracciate fra Lilith e altre artiste come Marianne Faithfull,Siouxsie,Thalia Zedek e Lydia Lunch.
E a questo punto mi sono detto se non fosse il caso di trovare anch’io una pietra di paragone?
Ed eccolo qui il mio calibro da 90:Billie Holliday.
Ho sparato troppo alto? E perchè di grazia?
Augurando a Lilith una vita assai meno travagliata dalla jazz-singer americana direi che a livello di intensità non si va poi così lontano,non trovate anche voi?
Info e contatti : waww.lilithandthesinnersaits.com