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Recensione : Lilith And The Sinnersaints – Stereo Blues Collection Vol.1 : Punk Collection

Ha ancora un senso, parlando di un suo disco, ricordare chi sia Rita Oberti in arte Lilith?

A questo punto chi non sa qual’è il background eccelso di questa signora o è ora che si informi, perché anche l’ignoranza deve avere un limite,oppure non avrà neanche bisogno di leggere la mia umile recensione, né nessun’altra più altolocata, per comprendere che questo mini lp è un qualcosa da ascoltare, assolutamente.
E passiamo al secondo rischio al quale mi espongo nel volervi dare un mio parere su questo primo volume della serie Stereo Blues, vale a dire quello di “giudicarlo” pensando troppo ai fasti di un gruppo mostruoso quali furono i Not Moving e cadendo, quindi, nel consueto reducismo di chi, come me, ha superato i 40 e pensa che il passato sia sempre ed inesorabilmente migliore del presente (certo che, se allora avevamo i Not Moving ed oggi ci toccano i Perturbazione in questo inciso qualcosa di veritiero dovrà pur esserci).
Superati questi due miei piccoli blocchi, invero più mentali che realistici, vi dico cosa troverete facendo vostro questo pregiatissimo oggetto, perché farlo vostro sarebbe quantomeno caldamente consigliato.
Si comincia con Sailin’on dei rastafariani Bad Brains che, spogliata dalla sua furia hard-core, sembra un pezzo di una Nico meno algida di quella che eravamo (ahimè) abituati ad ascoltare, si prosegue con una versione più roots e rallentata della splendida (I’m) Stranded di quella pregevolissima band di punk-rockers australiani che rispondeva al nome di Saints, e poi il turno di un magica See No Evil dei Television che rispetto all’originale è sicuramente meno acida ma assai più sofferta (e chi la conosce sa quanto sia sofferta l’originale); il tutto si chiude con The Sound Of Sinners dei Clash e chi, come Lilith e la sua band, sa coverizzare un brano di un gruppo epocale come quello capitanato da Joe Strummer senza essergli inferiore dimostra di disporre di feeling a badilate.
Dimenticavo di dire che questo disco è composto di sole covers, costituisce forse per voi un problema?
Per me francamente no in quanto si comprende benissimo che questi pezzi rappresentano per tutti noi, non solo per chi li esegue, un vero e proprio bagaglio culturale e quindi eseguirli quanto ascoltarli mette chi li suona e chi li ascolta sullo stesso piano e questo, per quanto mi è parso di capire negli anni, è il punk!
E poi a me sentire Lilith che canta mette sempre i brividi e fatico a comprendere chi ascoltandola non provi la stessa sensazione.

Tracklist:
1. Sailin’on
2. (I’m) Stranded
3. See No Evil
4. The Sound Of Sinners

LILITH AND THE SINNERSAINTS – Facebook

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