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Recensione : Lorenzo Feliciati – Koi

Chi negli ultimi due decenni del secolo scorso si è beato degli album di Sylvian, Jensen/Barbieri e di tutto quell'intreccio di formidabili musicisti che con loro collaborarono in quel periodo fecondo, troverà grandi soddisfazioni nell'operato del bravissimo Lorenzo Feliciati.

Lorenzo Feliciati è un musicista italiano che ha all’attivo una miriade di collaborazioni con altrettanti musicisti tra i più rappresentativi della scena italiana e internazionale.

Koi è il secondo album pubblicato a suo nome e, tanto per farci capire quale sia la sua credibilità all’interno dell’ambiente musicale, si è potuto avvalere, tra gli altri, della collaborazione di un artista della levatura di Steve Jensen (ex-Japan nonché fratello di David Sylvian ma, soprattutto, autore di splendidi album negli anni ’80 in coppia con Richard Barbieri)
Pertanto non bisogna sorprendersi se il disco di Feliciati si colloca a grandi linee sulla scia di quel magnifico gruppo di musicisti, offrendo con Koi una serie di brani strumentali di stupefacente eleganza e nel contempo provvisti della necessaria incisività; non una mera esibizione di tecnica, quindi, bensì l’espressione migliore di una musica colta ma ben lungi dall’esibire tratti snobistici od eccessivamente algidi.
Il sound proposto da Feliciati è infatti morbido e capace di emanare sufficiente calore, grazie anche al decisivo apporto dei fiati, i quali donano al lavoro un’impronta jazzata mirabilmente amalgamata agli umori prog e sperimentali che fanno parte dell’immenso bagaglio musicale dell’artista italiano.
La relativa anomalia dell’album è il sostanziale posizionamento in secondo piano della chitarra,  comprensibile se pensiamo al fatto che Feliciati è, in primis, un rinomato bassista, in grado di elevare il proprio strumento ben oltre la semplice funzione di accompagnamento ritmico.
Koi si snoda lungo dodici brani che vanno però ascoltati e goduti quasi fossero un flusso musicale continuo: il grande lavoro compositivo bandisce la noia nonostante la struttura del lavoro non favorisca certamente un facilissimo ascolto.
Nei brani più sperimentali si manifestano, quale nobile fonte di approvvigionamento per Feliciati, anche i King Crimson, specie quelli dei brani strumentali degli album settantiani e, soprattutto nella conclusiva title track, si fa viva qualche reminiscenza in grado di riportare la memoria a frammenti dell’opera di Fripp.
In buona sostanza, chi negli ultimi due decenni del secolo scorso si è beato degli album di Sylvian, di Jensen/Barbieri e di tutto quell’intreccio di formidabili musicisti che con loro collaborarono in quel periodo fecondo, troverà grandi soddisfazioni nell’operato del bravissimo Lorenzo Feliciati.

Tracklist:
1. Kohaku
2. New House
3. Kumonryu
4. Oxbow
5. Black Kumonryu
6. Noir Alley Verdigris
7. Ogon
8. Narada
9. Margata
10. Kuchibeni
11. Fish Bowl
12. Koi

Line-up:
Lorenzo Feliciati – Basso elettrico fretted/fretless, chitarraelettrica, tastiere,sound design
Alessandro Gwis – Piano Acustico e Reaktor
Steve Jansen – Batteria, Percussioni, rhythm design, programming
Pat Mastelotto – Batteria su “Noir Alley Verdigris”
Angelo Olivieri – tromba
Nicola Alesini – Sassofono Soprano su “Noir Alley Verdigris”
Stan Adams – Trombone tenore
Pierluigi Bastioli – Trombone basso
Duilio Ingrosso – Sassofono Baritono

LORENZO FELICIATI – Facebook

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