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Recensione : Lorn – Subconscious Metamorphosis

Suoni ipnotici, pesanti, eppure mai del tutto scevri di melodia ed esibiti con una tecnica di prim’ordine, sono tutto ciò che si richiede ad un disco di questo tipo.

Se dovessimo basarci solo sulla provenienza geografica dei Lorn, sarebbe ragionevole ritenere che una band altoatesina possa trovare i suoi naturali punti di riferimento al di fuori dei confini nazionali guardando ben più a nord, in particolare alla Germania e non solo per affinità linguistiche.

Al contrario, il trio bolzanino sposta i propri orizzonti molto più ad ovest, decidendo di sorvolare le Alpi occidentali e planando nella più lontana Francia, autentica fucina del black metal più anticonvenzionale che ci sia modo di ascoltare in questo momento storico.
Subconscious Metamorphosis è il secondo full-length della band, attiva già da oltre un decennio, e va a collocarsi nel filone stilistico tracciato nel paese transalpino da nomi quali Blut Aus Nord e Deathspell Omega in primis, senza dimenticare act meno noti ma non per questo da sottovalutare quali Aosoth, Decline Of The I o Merrimack; tali citazioni si rendono necessarie soprattutto per far capire a chi legge quali siano le coordinate musicali seguite dai Lorn e non si deve, quindi, cadere nell’equivoco di ritenere la loro proposta poco originale o ancor peggio derivativa.
E’ fuor di dubbio che la band di Vindsval sia un termine di paragone naturale, specie nella seconda metà dell’album, quando il sound decolla definitivamente con la trilogia Aeon Fears e la successiva traccia, l’annichilente mid-tempo Primera Alma: analogamente ai Blut Aus Nord, Radok e soci riescono nella non facile impresa di creare un muro sonoro che, di primo acchito, si rivela invalicabile salvo successivamente attrarre fatalmente chi si accinge all’ascolto.
Suoni ipnotici, pesanti, eppure mai del tutto scevri di melodia ed esibiti con una tecnica di prim’ordine, sono tutto ciò che si richiede ad un disco di questo tipo: non che la sua prima metà sia trascurabile, tutt’altro, basti ascoltare l’opener, Definitive Conjunction, brano relativamente più convenzionale, oltre che essere il solo nel quale appaiano vocals vere e proprie, o Strident Orbits e Sidereal Synapsis, autentici deliri industrial black dai tratti apocalittici, per capire che Subconscious Metamorphosis è un lavoro che non vive su sprazzi isolati bensì su una compattezza d’insieme invidiabile.
I dieci minuti ambient della conclusiva XXI nulla aggiungono e nulla tolgono ad un album di elevato spessore che merita sicuramente molta più attenzione rispetto a quanto non sia avvenuto finora, a quasi cinque mesi dalla sua uscita.

Tracklist:
1. Definitive Conjunction
2. Strident Orbits
3. Sidereal Synapsis
4. Fragmented Souls
5. Aeon Fears – Pt. I
6. Aeon Fears – Pt. II
7. Aeon Fears – Pt. III (Cleaving the Diaphragm)
8. Primera Alma
9. XXI

Line-up :
Deadchrist – Bass
Kurt Oberhollenzer – Drums
Radok – Guitars, Keyboards, Vocals

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