Ho sempre trovato il surf strumentale molto evocativo; spiagge al tramonto si avvicendano a galassie sconosciute che si srotolano in lande preistoriche a cui seguono dimensioni parallele che si popolano di sinistri personaggi non del tutto umani, come nella migliore tradizione sci-fi ’50.
Trovo che la forza di questo genere sia proprio nel trasmettere sensazioni senza l’ausilio di testi, nel far rivivere ai primitivi dell’oltrespazio all’ascolto atmosfere rare e un pò datate, in cui gli intenditori sguazzano. Se poi oltre a riviverla, certe atmosfere si ballano anche, l’esperimento può dirsi riuscito.Ascoltando il quintetto iberico “Los tsunamis” -attivo dal 2008, ma alla prima uscita, per la label Rana Discos- si ha come l’impressione di salire su un disco volante ormeggiato nel campo di girasoli sotto casa: “Saldràn Pulgas” apre le danze con un sax (prestato alla causa dagli ottimi Los Malignos) sornione e malinconico, che diventa strafottente in “Sabadaba”, dalle tinte sixties viranti al r’n’r’ più classico; gli influssi di Straightjackets e Ventures impregnano la terza traccia, “Billy el Chache”, come il rum del mojito che ho versato sul mio vestitino cocktail. Ma è solo con “Amigo Neutròn”, che dà il nome al disco, che il piatto volante finalmente decolla alla conquista dell’ignoto: un arpeggio malsano introduce il theremin che accende i reattori; le due chitarre si infiammano nel rendere in modo impeccabile il significato della definizione “Retro-surf-future”, della quale loro stessi si fregiano, e con uno scatto repentino, degno dei peggiori effetti speciali da b-movie l’oggetto non identificato prende il largo tra i riverberi fino a scomparire dietro una nuvola viola.