Ancora in casa FIL1933 un’uscita recente che si concentra attorno ad un gruppo musicale di esperienza; sono 5 i musici che fanno squadra sotto la bandiera LSL! Un nome certo atipico: avrà a che vedere con le loro vicende sentimentali? Filosofia da nutrire o da intuire?
Non sbilanciandomi troppo salto il fosso entrando nel vivo del lavoro appena compiuto, dal titolo “COMMON USELESS MISTAKES“, a cui rispondono all’appello ben 8 tracce condensate in poco meno di 1/2 ora d’ascolto!
Il richiamo alle influenze è di per sé codificante, le dichiarate linee guida che permettono di sostanziare la materia trattata dal gruppo (Cloud Nothings, Parquet Courts, The National, Wild Beasts, Alt-J, Arcade Fire, Tame Impala, Death Cab For Cutie, Pearl Jam, The Police, Talking Heads) evidenziano le passioni più cocenti che li hanno travolti – indie, rock, pop, alternative, punk-reggae’n’roll, e perché no?, Thin Lizzy…
Il disco necessita di un attento sentire rispetto ad un primo impatto che parrebbe apparire roccioso conglomerato, seppur ricco di elementi, sputato a grand’arco di palombella da un vulcano in piena attività magmatica.
La produzione è volta a rimarcare il gran lavoro delle parti nella loro scarna, eversiva e fulgida potenza. Appurata l’ottima salute di cui gode il solido impianto ritmico, and pop, andiamo ora in cerca dell’anima.
Il battimento del basso è una bella costante del sound, qui punta sostenuto tra riff di chitarra, cori e inni della voce… c’è un innalzamento generale del tema: è “VCV”!
“Grey”. I cori si diffondono sul sincopato ed una tagliente chitarra sega come affilata lama… La track marcia spedita e il cantante non si risparmia, dando fondo al fiato!
“Desert Son” parte su ritmi quasi caraibici, l’eco della chitarra ne amplia la cadenza e abbellisce il tempo il pizzicato del basso – a me pare ispirata dall’ascolto di “Stranizza d’amuri” di Battiato; naturalmente poi c’è una virata rockissima energetica che esplode di vitalità ad alta quota; la song, poi, ritrova se stessa e martella l’incudine reinnescando riffs liberatori; la voce si perde nell’urlato altalenato, le chitarre sono la gioia conclusiva di questo pezzo trionfale!
“STOLEN WORDS” asseconda la ritmica secca e pulsante; il basso è una talpa che divora chilometri, tirati sino al coro che rinforza le voci, con la batteria che avanza pestando pelli di tamburi guerrieri! Splendida canzone che servirebbe una scena filmica d’azione! La seconda parte è in tema Police, quelli di Sting, chitarre notturne straziano e rispediscono tutto alla grande perizia sonora impressa nel pezzo, ad ogni livello!
“An Invisible Orchestra” è una biglia colorata che rotola sotto la luce del sole sino a colpire la mente, accesa ora dai riflessi!
“Murder She Wrote”. L’innesto funk è gradito quanto inarrestabile, crea il seducente ed ispirato episodio. Forse il connubio più allettante messo in moto dalla band. C’è da ubriacarsi di metropolitan urban breakdance! Ssshh, in sottotraccia funk-reggae!
In “Proud Atlas” il convulso ritmo e la voce convergono disponendo un pattern che somiglia alla rampa con sopra il missile che sarà lanciato in orbita; sebbene scemi un po’ il pezzo, l’energia e l’estro restano alti. Il basso è headliner col cantato e con le ininterrotte pelli. Proud Atlas Ufo Robot!
“The Silver Lining” è invece il più cazzuto dei brani messi in fila dai LSL, c’è solo da resistere alla smottante ritmica: e non siamo mica in odor di metal…
TRACKLIST
1. VCV 03:40
2. Grey 03:15
3. Desert Son 03:34
4. Stolen Words 03:58
5. An Invisible Orchestra 02:21
6. Murder She Wrote 02:36
7. Proud Atlas 04:06
8. The Silver Lining 03:45
LINE-UP
Marco Chiodi – Bass, vocals
Claudio Chiodi – Guitars
Stefano Perfetto – Drums, vocals
Davide Genco – Vocals, guitars