A seconda dei gusti e delle abitudini un disco ha un certo tempo di incubazione per essere compreso, capito ed assimilato, per essere sviscerato o preso di petto subito.
I Low sono un gruppo che deve essere sentito nel significato più ampio della parola, e non solo ascoltato.
Sono ora tornati fra noi con questo disco che non smarrisce il loro percorso, che va molto oltre le barriere dei generi.
Definiti sempre come una delle più grandi colonne dello slowcore hanno in realtà molto più di quel genere, e la loro musica va ben oltre le battute per minuto.
I Low, e mai nome fu più azzeccato, sono un gruppo che avanza sempre, sia con la musica che con le idee, partendo dal punto fermo della lentezza e della frugalità.
La loro vera bravura è dire un sacco di cose con pochi mezzi. Quando senti un loro disco vieni sempre attirato da questo strano carrozzone pop, ora ottantiano, ora profondamente anni novanta sempre con un grande immaginario.
Mentre nel movimento slowcore, che è stato una delle migliori cose degli ultimi anni in musica, la malinconia la faceva giustamente da padrona, i Low offrono scenari e punti di vista.
Personalmente, e come tutte le recensioni ricordatevi che il punto di vista è strettamente personale di oggettivo c’è ben poco, trovo che questo disco sia davvero molto bello, con addirittura momenti commoventi come Spanish Translation.
Non entro nemmeno nel merito se questo sia il loro disco, perché sono discussioni inutili, e a mio avviso i Low sono come gli Slayer, ovvero è quasi impossibile che facciano un disco brutto.
Certamente i Low hanno trovato un angolo confortevole nel quale eccellono, e non si allontanano da lì, ma io dai Low non voglio altro che stile ed immagini di perverso disagio e di tutto ciò ve n’è molto in Ones And Sixes.
Tracklist
1. Gentle
2. No Comprende
3. Spanish Translation
4. Congregation
5. No End”
6. Into You
7. What Part of Me
8. The Innocents
9. Kid in the Corner
10. Lies
11. Landslide
12. DJ
Line – Up
Alan Sparhawk
Mimi Parker
Steve Garrington
Voto : 8