Abbiamo già parlato di Luciano Floridi su queste stesse pagine. Qui vi ho recensito Pensare l’infosfera, un interessante saggio sulla necessità della società attuale di riavviare la filosofia, all’insegna di un ridisegnamento concettuale che ha nel design il suo principio ispiratore.
Nel saggio di cui vi parlo oggi, Il verde e il blu, pubblicato sempre da Raffaello Cortina, l’autore, professore di filosofia ed etica all’Università di Oxford, cerca, come da sottotitolo, di formulare delle idee ingenue per migliorare la politica, quella internazionale e dei grandi numeri, quella globale e che da qualche anno è fortemente in crisi.
Il punto di partenza di Floridi è sempre la rivoluzione digitale. Nei primi capitoli del libro infatti ci tiene a sottolineare quanto sia stata pervasiva la tecnologia informatica e quanto i campi del sapere, del conoscere e del relazionarsi siano stati sconvolti da Internet. Tra questi c’è naturalmente quello di fare politica, intesa nel senso più ampio possibile, ossia come “Progetto umano”, ovvero direzione globale da intraprendere.
Il percorso che l’autore costruisce, in modo razionale ma anche divulgativo, tocca i più importanti temi della contemporaneità: l’intelligenza artificiale (che egli afferma non essere affatto intelligente in senso stretto), le criptomonete (i bitcoin di cui si sente tanto parlare, ma anche Libra, la moneta di Facebook), la struttura stessa delle relazioni della società globale, che ha ormai la forma di una rete e che solo in tale maniera può essere interpretata.
La posizione politica di Floridi, lo afferma lui stesso, è centrista e liberista. Ma questo è più un atteggiamento sul quale costruire il futuro di una umanità rinnovata, e non come accettazione delle politiche europee e internazionali degli ultimi anni. Il “Progetto umano” che il filosofo immagina dovrà essere “anzitutto etico per poi essere politico, e solo successivamente economico”, dovrà essere laico, perché solo in questo modo ci potrà essere tolleranza per tutte le religioni e quindi una vera e propria libertà di culto, e infine dovrà fondarsi, tra le altre cose, sull’istruzione dei giovani, al fine di prevenire le ricadute barbariche del populismo e preparare le nuove generazioni a ripulire il sistema dal virus delle fake news.
Di qui la necessità di coinvolgere nel dialogo politico le grandi aziende multinazionali, collezioniste dei Big Data, nonché direttrici di un mondo, quello di Internet, che ormai non è più semplicemente una utility, ma un interlocutore fondamentale della realtà (anche) politica.
“Internet ha finito per essere come un parco, ma invece di gestirlo in modo comunitario, lo abbiamo affidato a poche multinazionali statunitensi. Non credo facciano un pessimo lavoro, ma certamente non è quello che ci aspettavamo negli anni Novanta. Oggi le politiche di Internet, intesa come habitat sociale globale, sono determinate dal settore privato. C’è un solo parco, è pubblico, ma gestito da aziende che spesso operano come se la protezione della privacy fosse un ostacolo […] e la libertà di parola un diritto non negoziabile […]. La contraddizione è ovvia, i pasticci che ne derivano sono sotto gli occhi di tutti, ma l’attuale risoluzione sta dando ancora più potere a queste aziende.”
Una posizione moderata dunque, quella di Floridi, ma che vede (forse ottimisticamente) nella cooptazione di Facebook, Google e compagnia bella la risoluzione dei grandi problemi di oggi: il riscaldamento globale, i diritti umani, la salute pubblica, più in generale quella che Zuboff chiama “una rete occidentale capace di esprimere la visione di un futuro digitale compatibile con la democrazia.” In due concetti molto semplici, due colori da tenere insieme, il verde (quella dell’economia green, circolare e della condivisione) e il blu (l’economia digitale e dell’infomazione), che possano lavorare insieme per non far ingiallire la società globale.
Al termine del saggio l’autore ha voluto aggiungere un Poscritto dedicato alla pandemia di covid-19 e alla crisi che il mondo intero sta affrontando. Qui l’autore evidenzia tre questioni virali, un errore un’opportunità e un rischio, che metteranno in luce contraddizioni e possibilità di questo periodo complesso che stiamo vivendo.