Questo libro, scritto da due giornalisti del Secolo XIX, tratta appunto della storia della ‘ndrangheta a Genova e in Liguria, che parte dagli anni cinquanta, dalla venuta nella Superba di Antonio Rampino, un modesto ambulante che era in realtà il capo, a Genova e non solo.
E uno dei suoi eredi , Domenico Gangemi, viene arrestato il 27 giugno 2011, nell’ambito dell’operazione “Maglio 3”, che porta finalmente all’attenzione del grande pubblico la ‘ndrangheta al pesto. Ma solo chi non voleva vedere non ha visto ciò che succedeva. Leggendo questo libro si ripercorrono molti episodi, e si ha la sicurezza che la ‘ndrangheta è talmente forte in Liguria, specialmente a Ventimiglia e dintorni, che sia lo Stato quello che deve riconquistare terreno. La locale di Ventimiglia è una delle più importanti d’Italia e da qui sono passati mafiosi, terroristi neri e quant’altro, pronti per la latitanza.
Grasso e Indice sono due giornalisti dotati e precisi, che hanno il dono di semplificare il discorso, e non ci fanno smarrire in questo diluvio di nomi, di famiglie, di incroci e ritorni. La famiglia è il fondamento della ‘ndrangheta, ma il suo radicamento in Liguria è la più lampante testimonianza che vi è una quantità di professionisti e persone che fanno affari con i calabresi e che permettono alla ‘ndrangheta di comandare.
Prendiamo per esempio la famiglia Mamone a Genova, proprietaria della Ecoge, la più grande società di smaltimento rifiuti e bonifiche della Liguria, “ammonita” per sospetta contiguità con il crimine. Dopo l’alluvione del 2011 lo stesso sindaco Marta Vincenzi ha detto che la Ecoge è l’unica che può fare le bonifiche post alluvione, poiché a Genova ha praticamente il monopolio. Ancora peggio va nell’estremo ponente ligure dove sono stati sciolti i consigli comunali di Bordighera e Ventimiglia, salvo poi il dietrofront per Ventimiglia. Ma non solo al confine con Francia vi sono voti di scambio, ciò che impressiona maggiormente è che politici di tutti gli schieramenti e colori vanno a chiedere il voto dei calabresi attraverso la ‘ndrangheta, che sposta grossi pacchetti di voti. Come la cena di Cinzia Damonte, assessore all’Urbanisitica del Comune di Arenzano, candidata Idv per il consiglio regionale, con Onofrio Garcea, noto ‘ndranghetista. O come Alessio Saso, recentemente tornato nell’agone politico con il Nuovo Centro Destra, ex vicesindaco di Imperia e consigliere regionale del Pdl, intercettato a chiedere voti ai ‘ndranghetisti. Per la par condicio Mamone con la sua Ecoge sponsorizza destra, centro e sinistra, come la fondazione di Claudio Burlando e pure l’Anpi.
Come si evince da questo libro il quadro è sconfortante, e il punto di non ritorno è stato superato già da un bel po’. Rimane da salvare il salvabile, e sperare che ci siano sempre giornalisti come Marco Grasso e Matteo Indice che tocchino il tempo alle nostre coscienze.