Con un monicker che a noi italiani pare soprattutto un’imprecazione e una formazione composta da almeno nove elementi è improbabile attendersi dai Markradonn musica convenzionale o rigidamente ancorata a qualsiasi schema.
Il bizzarro combo floridiano porta nel proprio DNA la maggiore espressione metallica affiorata dalle acque limacciose delle Everglades, ovvero il death metal (bastano i nomi Death, Obituary e Morbid Angel, tanto per gradire?), ma lo polverizza impastandolo con qualsiasi altro genere a portata di mano, producendo così un risultato che potrà lasciare sconcertati, disgustati, stupiti, affascinati, ma sicuramente non indifferenti.
Per descrivere Final Dying Breath comincerò, tanto per non essere da meno a livello di stramberie, proprio dalla fine quando, in Cathartic Spiritual Purgation , un simil-Robert Fripp irrompe con la sua chitarra in un improbabile consesso di percussionisti lanciandosi in improvvisazioni che ricordano, sia pure alla lontana, brani come “Industry” o “Requiem”; che c’entra tutto questo con il death ? Un bel niente, ma immagino che uno come il grande Chuck Schuldiner avrebbe comunque apprezzato.
In fondo l’unico fattore comune riscontrabile nel disco, oltre alla totale pazzia, è la chitarra del leader Daniel Hadar, che si manifesta senza alcun preavviso tra accordi dissonanti, percussività ossessive, fiati suonati come se fossero le trombe dell’apocalisse e le urla di qualcuno al quale stanno strappando via a viva forza anche l’anima.
Altro episodio emblematico e, probabilmente, il più interessante in quanto ricco di eccellenti brandelli musicali, è Internal Hate Unbounded, tra spunti degni di un McLaughlin in grave stato di prostrazione psico-fisica e rallentamenti ai limiti del doom più malato.
Spesso in bilico sui sottilissimi crinali che dividono genio e follia, talento e presunzione, questo lavoro dei Markradonn magari non passerà molte volte nel vostro lettore, e forse in certi casi verrà stoppato ancor prima che si giunga all’ultima traccia, ma chi avrà la pazienza di approfondirne la conoscenza, alla fine potrebbe desiderare, contro ogni pronostico, di ascoltare qualcos’altro di questo originale ensemble.
Solo per ascoltatori dalla mentalità “molto” aperta.
Tracklist:
1. Final Dying Breath
2. Internal Hate Unbounded
3. No Redemption, No Forgiveness
4. Frenzied Winter Sorrow
5. Cathartic Spiritual Purgation
Line-up :
Haniel Adhar – All guitars, Vocals, Lead Guitar, Synth-guitar, 5-string Bass
Tim Carter – Drums
Allen C Raia – Rhythm Guitar
Dennis Bottaro – Hand Percussion, Didgeridoo, 4-string Bass
Jon Gabriel Katz – Timpani and Concert Percussion
Matt Farrington – French Horn, Baritone
Chris King – Trumpet and Brass
Nick Weaver – French Horn, Trumpet, Fretless Bass
Reebeka West – Euphonium, Trombone, Baritone