Pubblicato nel 1909, “Martin Eden” ottiene subito un clamoroso successo di pubblico. Il protagonista è un marinaio che ha seguito poche classi delle elementari e che fa di tutto per elevarsi al di sopra della sua condizione di illetterato, iniziando un difficile e appassionato periodo di studi in autonomia per diventare uno scrittore affermato.
Il romanzo, in parte autobiografico, contiene una forte critica ad una società felicemente materialista e al capitalismo cinico che imperversava all’epoca e che aveva costretto moltissimi americani ad una vita di miseria ed espedienti.
Potrete leggere passaggi come questi:
- Ogni pagina di ogni libro era una feritoia che si apriva sul reame del sapere. La sua fame si nutriva di quello che egli leggeva, e aumentava.
- Trentamila dollari l’anno sono una bella cosa, ma i bruciori di stomaco e l’incapacità di essere umanamente felice sottraevano tutto il valore a quel reddito principesco.
- (…) era afflitta dal solito isolamento mentale che fa credere agli esseri umani che il proprio colore, il proprio credo, la propria politica siano ottimi e giusti, e che tutti gli altri esseri umani sparsi per il mondo siano meno favoriti di loro. Era lo stesso isolamento mentale che spingeva l’antico ebreo a ringraziare Dio di non essere nato donna e che ha mandato i missionari moderni a sostituirsi a Dio fino ai confini della terra; (…).
- Non aveva visto un giornale in tutta la settimana e, cosa strana per lui, non sentiva il desiderio di vederlo. Le notizie non lo interessavano. Era troppo stanco e sfiancato per interessarsi a qualcosa; (…).
- Era stato sempre turbato da un senso di irrequietezza, aveva sempre sentito il richiamo di qualcosa in lontananza e aveva continuato a vagare nella vita e a cercare, finché non aveva trovato i libri, l’arte e l’amore.
- Veramente, non ho nulla contro le banalità (…) ma quello che mi urta i nervi è quell’aria pomposa, soddisfatta e compiaciuta, di superiorità e di sicurezza, con cui ce le propinano, e il tempo che ci mettono a farlo.
- (…) chiunque dà da mangiare a un uomo ne è il padrone.
- Lanciò un’occhiata affettuosa ai suoi pochi libri. Erano i soli compagni che gli fossero rimasti.
- (…) regolavano su formule piccole e strette la loro piccola e stretta esistenza; tutti appartenevano a un gregge, si ammassavano insieme e modellavano la loro vita secondo le opinioni altrui.
- I direttori, i vice-direttori, i redattori associati, per la maggior parte, i recensori delle riviste e gli editori, per la maggior parte, quasi tutti, sono uomini che volevano scrivere e non ci sono riusciti. E invece, proprio loro, i meno competenti fra tutte le creature che vivono sotto il sole, sono quelli che decidono che cosa deve e che cosa non deve arrivare alla stampa, e proprio loro, che hanno dato prova di non essere originali, che hanno dimostrato la propria mancanza di fuoco divino, sono giudici dell’originalità e del genio. E dietro a loro vengono i recensori, che sono altrettanti falliti. (…) Perdinci, la media delle recensioni è nauseabonda quanto l’olio di fegato di merluzzo.
- Nessuno aveva fabbricato le loro opinioni per loro; erano tutti ribelli di vario genere e le loro labbra non conoscevano luoghi comuni.
- Puah! Sono stomachevoli. E pensare che nella mia ignoranza mi figuravo che le persone che siedono in alti seggi e che vivono in belle case e hanno istruzione e conti in banca valessero qualche cosa!
- (…) aveva un ideale, quello di giungere a quella eccellenza del perfetto cronista che sa ricavare qualcosa, anzi tante cose, dal nulla.
- Per loro, la concezione più elevata della buona condotta era trovar lavoro. Quella era per loro la prima e l’ultima parola. Costituiva tutta la loro scorta di idee. Trova un posto! Mettiti a lavorare! Poveri e stupidi schiavi, pensava (…). C’era poco da meravigliarsi, se il mondo apparteneva ai forti. Gli schiavi erano ossessionati dalla loro stessa schiavitù. Un posto era per loro un feticcio d’oro dinanzi al quale cadevano in ginocchio e adoravano.
- Il realismo è essenziale alla mia natura, e lo spirito borghese odia il realismo. La borghesia è codarda. Ha paura della vita.
- (…) chiuse gli occhi e dormì normalmente e comodamente per otto ore ininterrotte. Non fu agitato. Non cambiò posizione e non sognò. Il sonno per lui era divenuto oblio, e ogni giorno, quando si destava, si destava con rammarico. La vita lo tormentava e lo annoiava, e il tempo era un fastidio.
- Diventava antisociale. Ogni giorno, la tensione di essere cortese con la gente si faceva per lui più faticosa. La presenza delle persone lo turbava e lo sforzo della conversazione lo irritava. La gente lo rendeva irrequieto, e non appena a contatto con la gente cominciava a cercare pretesti per liberarsene.
- (…) si metteva sulla seggiola a sdraio con una rivista che non leggeva mai sino alla fine. Le pagine stampate lo stancavano. Si domandava perplesso come mai gli uomini trovassero tanto da scrivere; (…).
- Era tutto dolorante di vita.
Cos’altro aggiungere?
Il romanzo si conclude con il suicidio del protagonista, Martin Eden, che si affoga nel mare che era stata la sua prima casa di marinaio. In un diario, London scrisse che chiunque ha il diritto di suicidarsi quando la vita diventa insopportabile. Jack London morì suicida con un’overdose di morfina, il 22 novembre del 1916.
Nel libro “Martin Eden”, ambientato negli anni ’10 a Oakland, il personaggio principale è un giovane marinaio che vive in un mondo segnato da differenze e speranze. La sua vita cambia molto quando incontra Ruth, una giovane donna ricca che ha tutto ciò che Martin desidera: conoscenza, aspetto e una vita più bella. Questo incontro fa nascere in lui un forte sentimento di cambiamento e apprendimento, che lo spinge a voler superare il suo status di lavoratore scrivendo.
Tra i flutti dell’Oakland di inizio ‘900: la nascita di un’ossessione
Così il suo amore per Ruth diventa lo stimolo che lo spinge a galoppare nello spazio; la sua passione lo spinge a dedicarsi alla letteratura, a impegnarsi anima e corpo nelle prove del mondo dell’editoria.
Ma lo sfondo dei tempi in cui si muove, scenario ideale per tensioni sociali e un grande cambiamento culturale, incide molto sul tipo di percorso che intraprende.
L’ambiente di Oakland, scenario con le sue onde e contraddizioni, rifletterebbe la lotta interiore di Martin, l’uomo contro le classi sociali, che cerca comunque di conquistare la sua identità attraverso la forza delle parole.
La scalata di Martin Eden è un viaggio affascinante che mette in luce la trasformazione di un uomo segnato dalla violenza del mare in un aspirante scrittore raffinato. La sua fame di conoscenza si manifesta in un’autodisciplina straordinaria: trascorre notti insonni a leggere e a scrivere, cercando di affinare il suo talento, mentre il rumore delle onde lo ricorda sempre della sua umile origine.
Tuttavia, questo ardente desiderio di elevarsi incontra ripetutamente il muro dei rifiuti editoriali, che mettono a dura prova la sua determinazione. Ogni lettera di scarto diventa una sfida, un incentivo a non arrendersi, e la sua caparbietà si trasforma in una forza motrice inarrestabile.
La scalata di Martin Eden: dalla violenza del mare alla raffinatezza della scrittura
Il contrasto tra la sua natura istintiva e il mondo intellettuale a cui aspira è palpabile nel “martin eden libro”. Da un lato, egli incarna la passione e la vitalità della vita marina, dall’altro, si sforza di adattarsi ai rigori e alle convenzioni della letteratura.
Questa tensione tra il suo spirito indomito e le aspettative del panorama culturale lo porta a esplorare temi complessi, riflettendo la lotta tra autenticità e conformismo.
La sua storia è un monito sul prezzo da pagare per l’aspirazione e un invito a perseverare, mostrando che anche le origini più turbolente possono portare a vette insperate.
Il prezzo del successo: l’amara disillusione di un uomo solo
Il viaggio di Martin Eden nel libro di Jack London dal titolo equivalente è un simbolo di come il successo possa cambiare non solo la vita di una persona, ma anche le relazioni che la circondano.
Quando Martin raggiunge il suo obiettivo di scrittura, le persone che prima lo ignoravano iniziano a circondarlo di elogi e rispetto. Ma questo nuovo atteggiamento mostra una superficie spiacevole: coloro che gli vogliono bene sembrano più interessati al suo posto nella società che a chi è veramente. La lode per la sua vittoria diventa quindi uno specchio della falsa gentilezza borghese, dove la verità si perde sull’altare delle cose materiali.
In una profonda solitudine, senza raggiungere la felicità che si aspettava, c’è Martin, anche dopo essere diventato famoso e debitamente riconosciuto.
La realizzazione personale per lui sembra essere illusoria perché il successo che gli ha sorriso non può colmare il vuoto esistenziale che lo turba. Attraverso il carattere disilluso di Martin, London rilancia in modo piuttosto caustico la critica a una società che pone denaro e prestigio al di sopra della vera qualità umanitaria, mettendo così a nudo la fragilità di un sistema che prospera sul valore superficiale a scapito della vera sostanza. Il libro funge quindi da forte manifesto contro le ingiustizie e le contraddizioni di un mondo borghese. Sfida il lettore a pensare alla vera misura del successo.
Il fantasma di Jack London: un’autobiografia mascherata?
Il racconto “Martin Eden” rispecchia la vita di Jack London, così che ciò che accade al personaggio principale diventa inseparabile da ciò che accade allo scrittore, tracciando un percorso di desideri e delusioni.
Similmente a London, Martin è di umili origini e trova difficile avere successo in un universo libresco monopolizzato da individui di alto lignaggio. Più che un semplice aspetto romantico, l’affetto di Martin per Ruth, una signora borghese, rappresenta il desiderio di London di stima sociale, qualcosa che gli sfugge perpetuamente. A sua volta, questo aspetto dell’amore fornisce una strada allo scrittore per affrontare i conflitti tra l’aspirazione a salire e gli ostacoli che lo circondano nella società. In questo senso, Martin Eden può essere visto come un alter ego di Jack London e come un riflesso delle sue aspirazioni e della sua disillusione.
Le pagine del romanzo contengono chiavi di lettura, che svelano un conflitto interiore tra il genio creativo e la brutalità della vita. La ricerca del successo letterario da parte di Martin rappresenta metaforicamente l’ambizione stessa di London, tenendo a fuoco il prezzo che deve essere pagato per qualsiasi gloria e la solitudine che porta con sé.
Attraverso il personaggio di Martin, London pone importanti domande su cosa comporti realmente la realizzazione personale, in particolare i costi psicologici che comporta nel suo raggiungimento, rendendo così “Martin Eden book” non solo una narrazione autobiografica ma anche una profonda meditazione sulla condizione umana.
Un classico senza tempo: l’eredità di Martin Eden nella cultura underground
Martin Eden, il romanzo di Jack London, è una torcia di malcontento della società e di auto-scoperta che trova la sua strada nelle scene underground e alternative. La ricerca di identità del protagonista in quello che sembra un mondo alieno è vera per molti artisti odierni che si trovano costantemente a lottare contro gli standard imposti dalla società.
È quindi più di una semplice storia; è un manifesto di ribellione, che ispira generazioni dopo generazioni di punk e scrittori postmoderni, tutti alla ricerca di una voce autentica e di un’identità alternativa. I temi dell’alienazione e della ricerca di identità, evidenti in Martin Eden, sono molto vivi nel momento culturale odierno, in cui l’autoespressione e la critica moderna delle strutture sociali dominanti hanno preso il sopravvento. Questi artisti, membri della band alternative rock Radiohead, diventano artisti che possono essere visti come eredi spirituali del protagonista di Londra attraverso la loro esplorazione dell’ansia esistenziale e della disillusione.
Opere visive come quelle dell’artista di graffiti Banksy possono essere lette nella stessa vena: uno spirito di protesta sociale, che trasforma lo spazio pubblico in una terra desolata di dissenso e autenticità. In sintesi, Martin Eden non è solo un classico letterario, ma brilla come un faro per chiunque voglia trovare la propria strada nei mari agitati dell’esistenza contemporanea.
Dove immergersi nel mondo di Martin Eden: edizioni consigliate e adattamenti
Esistono diverse edizioni di Martin Eden di Jack London, ciascuna con le sue idiosincrasie. Ad esempio, per i lettori che leggono il romanzo per la prima volta o per coloro che cercano un modo più tascabile per leggerlo, le edizioni tascabili sono piuttosto pratiche e accessibili.
Le edizioni critiche sono per gli appassionati che desiderano esperienze più ricche; forniscono approfondimenti sociali e filosofici con note e saggi introduttivi su temi di cui parla il libro. Le edizioni illustrate, d’altro canto, attraggono gli amanti dell’arte e della letteratura insieme offrendo una nuova dimensione visiva alla storia di Martin Eden.
Ci sono stati molti adattamenti cinematografici e televisivi, e uno dei migliori è il film del 2019 di Pietro Marcello, che cattura l’atmosfera del libro guardandolo in un modo nuovo per oggi. Altri adattamenti, sebbene non così famosi, offrono angolazioni intelligenti sulla lotta tra sogni personali e fatti della società, idee chiave nell’opera di London.
Se vuoi saperne di più su Jack London e su come ha cambiato la letteratura, dai un’occhiata alle storie della sua vita e ai saggi critici su di lui; mostrano da dove proveniva in quel periodo e come è cresciuto come scrittore interessato a questioni sociali e politiche.
FAQ
Martin Eden è il protagonista dell’omonimo romanzo di Jack London, un giovane marinaio proletario che sogna di diventare scrittore.
Disilluso dal successo materiale e dalla superficialità del mondo intellettuale che tanto agognava, Martin Eden sceglie un tragico destino, gettandosi nell’oceano durante un viaggio in nave.
La lunghezza di Martin Eden varia a seconda dell’edizione, ma generalmente si aggira intorno alle 400-500 pagine.
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