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Recensione : Mat Cable – Psychotronic Drugs

Un disco schiacciato su sé stesso e carente di idee e personalità

Mat Cable – Psychotronic Drugs

I Mat Cable, formazione lodigiana composta da Raffaele Ferri, Ottavio Rastelli, Edoardo Ferri e Francesco Lupi, ritornano, dopo l’autoprodotto “Rise” dello scorso anno, con i cinque brani di Psichotronic Drugs. L’ep, pubblicato da Alka Records, naviga su sentieri indie rock/garage/punk, non riuscendo, però, a convincere a sufficienza.

Il tiro vivace di Fight Or Hide, mettendo in dialogo chitarra e voce, prova a trascinare durante i ritornelli, ma il risultato non è così efficace come si potrebbe (tutto risulta un po’ piatto e troppo impastato), mentre le parole, scandite in maniera spigolosa, di Under My Skin, allontanano l’ascoltatore, invece che avvicinarlo.
Thinking Stones, in terza posizione, lasciandosi andare a ritornelli più ariosi (ma privi, ancora una volta, di verve e mordente), cede il passo all’anonima The Dance (a reggere il tutto sono la chitarra e la batteria) e i deboli riff (combinati a un sound sempre piatto e anonimo) di Choose Your Way, Babe.

I quattro Mat Cable combinano un bel pasticcio. I cinque brani proposti, deboli dal punto di vista delle melodie, della forza d’impatto, dell’energia, della voce e degli arrangiamenti, risultano decisamente spogli e privi di personalità. Un disco schiacciato su sé stesso e carente di idee e personalità. Per quanto mi riguarda, siamo sotto la sufficienza. Non resta che sperare in rapidi miglioramenti.

TRACKLIST
01. Fight Or Hide
02. Under My Skin
03. Thinking Stones
04. The Dance
05. Choose Your Way, Babe

LINE-UP
Raffaele Ferri
Ottavio Rastelli
Edoardo Ferri
Francesco Lupi

MAT CABLE – Facebook

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Una risposta

  1. Conoscete altri aggettivi oltre ad “anonimo”, “piatto” e “debole”?… perché la vostra critica pecca un po’ di “carenza di idee e personalità” “schiacciata su se atessa e priva di personalità”.
    Per il resto, poi siamo tutti bravi.
    Le critiche funzionano in modo costruttivo solo se non sono un profluvio di banalità.
    greetings!

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