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Recensione : Mazut – #1

Un album denso e sostanzioso, nonostante la sua apparente semplicità.

I polacchi Mazut, formazione a due composta da Pawel Starzec e Michal Torwski, debuttano per BDTA Records con i cinque brani di #1. L’album, incentrato su una scura e gelida elettronica che fa dell’essere minimale e ossessiva i suoi due punti di forza, conquista con il suo fascino al sapore di desolata inquietudine.

L’estratto vocale che introduce The Devil Of Jasenovic (non saprei dire chi sia a parlare), viene rapidamente messo da parte dall’ipnotico pulsare di cassa (sopra cui synth e imprevisti squarci sonori dettano legge), mentre l’iniziale serenità di Tucker Telephone viene spazzata via da immensi deserti di ghiaccio dove l’unica via percorribile è quella dello sprofondare nell’oscurità più cupa.
YOGTZE, in terza posizione, proseguendo sul percorso tracciato dal brano precedente, incanta con il suo ritmo incalzante (in dissoluzione nella parte finale), lasciando che a seguire sia il mastodontico incombere della claustrofobica e marziale Full Marvin Heemeyer (come se un elicottero gigante atterrasse sulla vostra testa).
La desolazione cosmica di The Rat King, infine, chiude il disco mettendoci di fronte all’aridità totale del vuoto.

I cinque brani proposti dai Mazut centrano il bersaglio in pieno. Il sound presentato, pur non presentando alcuna componente innovativa o particolarmente degna di attenzione, dà vita a un album minimale e freddissimo, dove albergano solo inquietudine, spirito dell’assenza e durezza dell’inanimato. Un album denso e sostanzioso, nonostante la sua apparente semplicità.

TRACKLIST
01. The Devil Of Jasenovac
02. Tucker Telephone
03. YOGTZE
04. Full Marvin Heemeyer
05. The Rat King

LINE-UP
Pawel Starzec
Michal Turowski

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