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Recensione : Melancholica – Lamentation For A Deprived Desire

Esaminando il lavoro nel suo complesso emerge un senso di frammentarietà che probabilmente deriva dalla voglia di sperimentare soluzioni diverse facendo sì che alcuni brani, seppure validi, appaiano talvolta dei semplici abbozzi in attesa di intraprendere con decisione un indirizzo ben definito.

Afshin Effati è un giovane musicista iraniano di stanza a Toronto che ho avuto occasione di conoscere su Facebook grazie ai comuni gusti musicali; risale al 2010 la nascita del suo progetto MelancholicA, inizialmente in versione one-man band dedita a rivisitazioni di stampo classico di brani metal e in seguito, dopo alcuni aggiustamenti di line-up, come band vera e propria per giungere infine all’attuale configurazione che prevede, oltre ad Afshin, il solo Farhad Zabolipour alla batteria.

Dopo l’Ep “The Nature Of Winter” è arrivato dunque il momento dell’esordio su lunga distanza con questo Lamentation For A Deprived Desire, lavoro dall’andamento altalenante, che contrappone momenti davvero ispirati ad altri meno convincenti.
La formazione classica di Afshin fa sì che la musica proposta, per forza di cose, risenta di tale retaggio, per cui gli strumenti con il ruolo da protagonista sono il pianoforte e il violoncello. I brani, in tal modo, assumono le sembianze di un dark ambient che trova la sua migliore espressione quando i MelancholicA si avvicinano alle sonorità dei primi Elend, accentuando il pathos dei suoni classicheggianti con vocals ruvide o filtrate (“Oath To Darkenss”, “Ignorance”, “Letting The Cables Sleep”).
In generale la proposta del duo iraniano appare più focalizzata quando il sound assume sembianze minimali, mentre affiorano alcuni limiti a livello esecutivo in quegli episodi dove Afshin sperimenta soluzioni più ardite (stranamente, i primi tre brani che contengono la parola “Sorrow” nel titolo).
Discorso a parte meritano le tracce orientate maggiormente verso un più canonico gothic doom: buona Gravestone Of Desire, meno convincente la voce femminile in Love Is A Way To Die.
Esaminando il lavoro nel suo complesso emerge un senso di frammentarietà che probabilmente deriva dalla voglia di sperimentare soluzioni diverse facendo sì che alcuni brani, seppure validi, appaiano talvolta dei semplici abbozzi in attesa di intraprendere con decisione un indirizzo ben definito.
Tutto sommato sarebbe auspicabile, invece, che i MelancholicA seguissero la strada tracciata dai due brani d’apertura e da quelli già citati come esempi di riuscito connubio tra suoni classici e vocals estreme, sviluppando ulteriormente i buoni spunti offerti in questo filone stilistico.
Comunque non si può che incoraggiare Afshin a proseguire la propria avventura con la determinazione e la genuina passione per la musica che lo contraddistinguon0, augurandogli che i suoi Melancholica riescano in futuro a ritagliarsi un proprio spazio nella scena.

Tracklist :
1 Angel Of Distress
2 Dark Fortress
3 Goddess Of Darkness
4 Sorrow’s Creation
5 Oath To Darkness
6 Sorrow Is Begun
7 Ignorance
8 Territory Of Sorrow
9 Gravestone Of Desire
10 Love Is A Way To Die
11 Wail My Sorrow (Call Me)
12 Letting The Cables Sleep
13 Thou, Whose Face Hath Felt The Winter’s Wind
14 Territory Of Sorrow (With Drums)

Line-up :
Afshin Effati – Clean Vocals, Cello, Violin, Piano, Keyboards, Acoustic Guitar
Farhad Zabolipour – Drums And Drums programming

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