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Recensione : Melvins – Working With God

Questa band conferma di essere una garanzia: cucina la sua formula usando sempre gli stessi ingredienti, ma ogni volta li rimescola aggiungendo qualche nuova spezia per insaporire la pietanza e renderla ancora appetibile.

Dopo gli esperimenti solistici, “King Buzzo” Osborne, frontman dei Melvins, torna all’ovile e torna a fare ciò che gli riesce meglio con la sua gang di ragazzacci: sfornare un nuovo album (il ventiquattresimo) di sboccato, grezzo e incompromissorio rock ‘n’ roll che, a dispetto degli ormai 38 anni di (gloriosa) attività, non ha perso neanche un briciolo di energia e cattiveria, e pure i tornado in copertina sono lì a dimostrarlo. “Working with God” farà la felicità di chi è già fan di lunga data della band e sa esattamente cosa aspettarsi dal combo seattleite/californiano, per l’occasione tornato nella formazione originale (la prima) del 1983, con la line up a tre elementi (“Tres Cabrones“) composta da Osborne, Dale Crover al basso e il co-fondatore Matt Dillard alla batteria (e in omaggio a questo trio è stata anche rilasciata una ristampa vinilica di “Gluey Porch Treatments“, l’album di debutto del 1987).

I Melvins rinnovano la loro truce e compatta proposta, frullando sonorità heavy/sludge sabbathiane strabordanti (nei brani “Negative No No“, “Caddy Daddy“, “Hot Fish“) scorribande punk/grunge (“Bouncing Rick“, “Hund“) cavalcate stoner (“Boy Mike“) ma c’è posto anche per episodi spassosi e cazzeggi (l’intermezzo “1 Brian The Horse-Faced Goon“, la conclusiva “Goodnight Sweet Heart” eseguita a cappella, cover degli Spaniels, e l’iniziale omaggio ai Beach Boys, “I Fuck Around“, con qualche “piccola modifica” al testo) nonché la “gentile” maleducazione del testo in “Fuck You” (cover di Harry Nilsson melvinsizzata). E il cespuglione di Buzzo può permetterselo. Da sempre contro l’establishment del circo rock mainstream (celebri i suoi attacchi a Dave Grohl) pur essendo stato tra i padri putativi del “grunge”, Osborne ha scelto di stare dall’altra parte della barricata, rifuggendo il grande successo di massa che, nei primi anni Novanta, sarebbe potuto facilmente arrivare, con l’esplosione dei Nirvana e dell’indie/alternative rock su scala mondiale (che comunque giovò anche ai Melvins, visto che il colosso Warner/Atlantic li mise sotto contratto, in una esperienza bizzarra durata pochissimi anni) tra estenuanti tour mondiali negli stadi e i videoclip passati in rotazione quotidiana su MTV, ma loro hanno sempre risposto “fuck you” a questa prospettiva di fama, continuando sulla loro strada, preferendo i concerti in piccoli club sudici e i furgoni scassati ai jet privati.

In questi giorni post-Sanremesi, all’ascoltatore superficiale sprovveduto, convinto che un prodotto costruito a tavolino dalle major discografiche nei talent show sia la rinascita del “rock” in Italia, perché ha vinto il festival, è più che mai necessario sbattergli in faccia un disco come “Working With God” e costringerlo ad ascoltarlo con la manopola del volume alzata al massimo, tanto per rimarcare la differenza che corre tra il rock ‘n’ roll nato dal basso (suonato con sudore, passione e attitudine) e la fenomenologia da baraccone televisivo.

Questa band conferma di essere una garanzia: cucina la sua formula usando sempre gli stessi ingredienti, ma ogni volta li rimescola aggiungendo qualche nuova spezia per insaporire la pietanza e renderla ancora appetibile. Un bel modo di saldare il loro conto con “Dio” (?) dopo decenni di peccati e comandamenti violati. Grazie ragazzi.

TRACKLIST

1. I Fuck Around
2. Negative No No
3. Bouncing Rick
4. Caddy Daddy
5. 1 Brian The Horse Faced Goon
6. Brian The Horse Faced Goon
7. Boy Mike
8. 1 Fuck You
9. Fuck You
10. The Great Good Place
11. Hot Fish
12. Hund
13. Goodnight Sweet Heart

LINE UP

Buzz Osborne | guitar, vocals and songwriting
Dale Crover | bass, vocals and drums
Matt Dillard | drums, vocals

CREDITS

Artwork by Mackie Osborne
Mastered by John Golden
Recorded by Toshi Kasai

 

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