Ventitré canzoni in tredici minuti e quarantadue secondi dal gruppo italiano Misophonia per Z.A.S Autoproduzioni.
Il tempo del disco potrebbe sembrare poco, ma in realtà qui c’è molto di più di intere discografie di altri gruppi. Dai titoli delle canzoni si può intuire la portata e la capacità dei Misophonia di fare davvero Working Class Blast Beat che è appunto il titolo del disco.
Musicalmente non c’è quasi musica ma solo furia, grindcore, crust, power violence e tanto altro, con liriche gutturali che non presentano veri e propri testi ma che sono per questo ancora più belli.
I Misophonia producono un odi quei lavori che fortunatamente non hanno nessun ritegno né filtro a descrivere il mondo per come è veramente e riescono a fondere il grindcore e il crust con la telefonata delle Brigate Rosse che annunciava la morte di Aldo Moro, la jihad islamica con Stalin e il quarto reich dell’Esselunga.
Una botta musicale di tredici minuti da amare alla follia e fatta per far scapocciare in tutti i sensi, e sembra pazzia ma in realtà è una pioggia di realtà e di saggezza.
Come musica è un disco bellissimo di musica violenta e senza freni, riportandoci a una ventina di anni fa dove questo misto di grindcore, crust e power violence aveva prodotto cose bellissime, e che ha continuato a soppravvivere nel circuiti più sotterranei, e che poi arriva ad essere i Misophonia.
Non è musica, non è un messaggio positivo o qualcosa che ci farà stare meglio ed uscire dalla nostra vita di merda, è un progetto fatto per far uscire a galla la merda e sbattercela in faccia, per non assolverci mai.
Misophonia è in medicina una ridotta tolleranza al suono, per farla molto in breve, e il gruppo non ci propone suono ma violenza proletaria che arriva ai giorni nostri, e potrebbe essere un’ottima colonna sonora per letture inerenti agli anni settanta, periodo interessantissimo, soprattutto in ambito italiano.
Una rissa musicale che diventa scontro aperto e si fa amare tantissimo.
Misophonia – Working class blast beat