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Recensione : Mole – Rgb

Una delle formazioni, in ambito free jazz, che vale tenere più d'occhio

Passati due anni dalla pubblicazione di “What’s The Meaning”, i due Mole (Mark Aanderud e Hernan Hecht) hanno deciso di inglobare nel progetto anche il giapponese Stomu Takeishi e di dar vita a questo RGB. Il disco, in uscita per Rare Noise Records, si compone di nove affascinanti brani free jazz (che spesso strabordano quasi in ambito post rock).

Il fascino coinvolgente di pianoforte e batteria dell’iniziale Sub-All, rapisce e trasporta in sogni lontani, riportandoci a terra con il groove intricato e appassionante di Reasons e con i ricami di pianoforte (a volte esuberanti, altre volte timidi) della lunga e pacata Trichromatic.
Il crescere, velato di tensione, della più scura Winip, invece, trascinando emotivamente con i suoi ampi respiri, introduce il ritmo veloce della distesa e morbida Freelance (nella seconda parte si concede svariati attimi di riflessione) e l’inoltrarsi in territori sempre più complicati e intrecciati di Rodriguez (basso, pianoforte e batteria decisamente affiatati fra di loro).
Il delicato procedere di T. Overlap, infine, tra suoni contenuti e lievi penombre generate dal basso, apre alla malinconia (che presto cambia completamente volto) di Ine Sest e al concludere denso di istintività di Wix.

Con questo secondo lavoro i Mole si riconfermano come una delle formazioni, in ambito free jazz, che vale tenere più d’occhio. I nove brani di questo RGB, infatti, costruiti sul notevole affiatamento degli strumenti, tengono incollati all’ascolto dall’inizio alla fine, senza mai perdersi in esagerazioni o commettere passi falsi. Un piacevole ritorno.

Tracklist:
01. Sub-All
02. Reasons
03. Trichromatic
04. Winip
05. Freelance
06. Rodriguez
07. T. Overlap
08. Ine Sest
09. Wix

Line-up:
Mark Aanderud
Stomu Takeishi
Herman Hecht

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