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Moonspell – Septicflesh – A Tear Beyond – Romagnano Sesia 22/3/2015

Il resoconto dell'unica data italiana che ha visto protagonista la formidabile accoppiata Moonspell - Septicflesh

L’unica data italiana che offriva la possibilità di assistere, in un colpo solo, allo show di due band come Moonspell e Septicflesh, era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e questo, per fortuna , ha spinto gli appassionati del nord ovest a gremire la Rock’n’Roll Arena di Romagnano Sesia, un locale di medie dimensioni e dall’eccellente acustica, rivelatasi la location ideale per un evento di questo tipo.

A TEAR BEYOND
Il compito gravoso di aprire la serata, prima di due nomi così pesanti, è toccato ai vicentini A Tear Beyond, interpreti di un avvincente quanto ambizioso industrial-gothic dalle forti connotazioni teatrali. Ammettendo colpevolmente di non aver mai ascoltato in precedenza nulla di questi ragazzi, devo dire che il primo impatto si è rivelato del tutto positivo, cosa che mi accade di rado in simili frangenti.
Tutto ciò è stato dovuto sicuramente alla bontà dei brani ma, indubbiamente, la personalità esibita e la volontà di non limitarsi al classico compitino tentando, invece, di mettere in scena pur con tempi ristretti uno spettacolo a 360°, con tanto di giocolieri , maschere e la grande espressività mostrata da parte del frontman Claude, hanno fatto il resto.
Se è vero che le coordinate sonore della band veneta attingono in buona parte da nomi quali Rammstein (per il riffing squadrato e potente) e Deathstars (per la forte componente electro-industrial e l’impostazione vocale dello stesso Claude), il tutto risulta arricchito da una vena dark molto raffinata e viene riversato sul pubblico con una convinzione ed un’attenzione ai particolari degna di act molto più navigati.
I presenti hanno decisamente gradito questo antipasto ai due piatti forti della serata e, personalmente, attendo con grande curiosità di poter ascoltare il loro nuovo album Maze Of Antipodes, in uscita in questi giorni proprio a cura della label che ha organizzato la serata, la House Of Ashes .

SEPTICFLESH

 

SEPTICFLESH
La storica band ellenica, nella sua più recente versione symphonic death, si è rivelata dal vivo un autentico uragano sonoro, capace di spazzare via senza alcun indugio le perplessità sorte all’indomani di un album come Titan, oggettivamente di livello inferiore rispetto ai precedenti Communion e The Great Mass.
E’ stato impossibile, infatti, non restare annichiliti dalla potenza espressa da Spiros Antoniou (privo purtroppo in questo tour dell’apporto del suo sodale Sotiris Vayenas) e soci: autentici inni al male quali i capolavori Anubis e Pyramid God, ed altri anthem come Lovecraft’s Death, The Vampire From Nazareth e A Great Mass Of Death si sono abbattuti su un audience giustamente entusiasta per un’esibizione breve, ma dall’intensità spasmodica.
Spiros (o Seth, o Siro Anton, a seconda di come preferisce farsi chiamare) è una figura dal carisma inquietante, moltiplicato dal particolare costume di scena che, presumo, abbia ideato egli stesso nella sua qualità di eccellente grafico (non a caso anche l’immagine che campeggiava alle spalle dei musicisti, riferita all’ultimo album dei Moonspell, è opera sua); il growl del vocalist ateniese non lo scopriamo certo oggi, ma è senza dubbio il veicolo ideale per inasprire ulteriormente un sound al quale le orchestrazioni conferiscono un’aura da autentica tregenda.
Un set breve quanto magnifico, che ha messo in secondo piano qualsiasi dubbio potesse nascere riguardo all’abbondante uso delle basi preregistrate (incluse le clean vocals dell’assente Sotiris) e l’apparente abiura di tutto ciò che è stato composto prima della svolta sinfonica, giustificata comunque dal fatto che eventuali brani tratti da Esoptron piuttosto che da Revolution DNA sarebbero apparsi inevitabilmente fuori contesto.

MOONSPELL

 

MOONSPELL
La scarica di adrenalina ricevuta dal pubblico, unita alla comunque breve attesa prima dell’ingresso sul palco della seminale band portoghese, ha fatto sì che, almeno nelle sue prime fasi, l’esibizione dei Moonspell sia partita leggermente in sordina, complice in tal senso la proposizione di canzoni tratte dall’ultimo album Extinct, delegando così il compito di far decollare l’entusiasmo dei presenti ad Opium, primo della lunga serie dei brani icona che sono stati suonati nel corso della serata.
Se vogliamo, proprio l’apparente dicotomia tra le orecchiabili canzoni gothic rock contenute nel recente lavoro e la maestosa immortalità degli estratti da Wolfheart ed Irreligious, si è rivelata lo snodo cruciale del concerto tenuto da Ribeiro e soci.
I nuovi brani si sono rivelati piacevolmente catchy, nonostante un loro parziale indurimento in sede live, ma dubito che possano essere ricordati negli anni a venire; un’impressione, questa, amplificata dal quasi impietoso confronto con le varie Alma Mater, …Of Dream and Drama, Vampiria, Awake e Mephisto.
Intendiamoci, a me un album come Extinct alla fine non è affatto dispiaciuto, proprio perché, rispetto alle uscite immediatamente precedenti, i Moonspell hanno impresso al loro sound una direzione ben precisa optando per un approccio più diretto, analogamente a quanto fecero, pur con tutti i distinguo del caso, all’epoca di Darkness And Hope, un lavoro più tradizionale e lineare che arrivò a ruota delle sperimentazioni di Sin/Pecado e The Butterfly Effect; la sensazione di molti, però, nel corso della serata, è stata quella di una convivenza forzata tra i brani nuovi e quelli più datati, finanche dal punto di vista cronologico se di un ventennio di musica si è scelto di proporne in pratica gli estremi, con la sola eccezione di Night Eternal.
E’ anche vero, e di questo va dato ulteriormente atto al combo portoghese, che a differenza di altre band che hanno fatto la storia nel secolo scorso, l’uscita di un nuovo album non è stata usata come semplice pretesto per andare in tour, relegando le nuove composizioni a sporadiche comparsate: la scelta di proporre numerose canzoni tratte da Extinct dimostra quanto questi musicisti credano fermamente nel potenziale dell’ultimo lavoro e ciò va soltanto a loro onore.
Ma, al di là di queste considerazioni che vanno espresse per dovere di cronaca, i Moonspell hanno regalato, sia chiaro, un esibizione eccellente, trattandosi di una band perfettamente rodata ed oggi inattaccabile anche dal punto di vista prettamente esecutivo: il carisma di Fernando Ribeiro è immutato, così come il suo inconfondibile timbro, anche se sul palco pare aver definitivamente rinunciato a proporsi circondato da una sorta di aura mistica come amava fare un tempo.
I Moonspell del 2015 sono una band capace di offrire un’ora e mezza di musica priva di sbavature e, al netto delle citate perplessità sulla scelta della scaletta, coinvolgente e trascinante; da combo di comprovata esperienza e capace di gestire a proprio piacimento le pulsioni del pubblico, i lusitani non hanno mancato di lasciare il miglior ricordo possibile proponendo come bis due gemme che il tempo non potrà mai offuscare quali Wolfshade e Full Moon Madness.

FERNANDO RIBEIRO

 

A margine della cronaca del concerto non si può fare a meno di constatare un altro dato di assoluto rilievo, in aggiunta a quello relativo alla consistente affluenza di pubblico: finalmente, un concerto organizzato sul suolo italico ha rispettato perfettamente i tempi previsti; i Moonspell a mezzanotte dovevano finire il loro show e, puntualmente, allo scoccare delle 24 hanno salutato i presenti, senza che nessuna delle band che si sono succedute sul palco abbia dovuto sacrificare la propria esibizione per motivi di tempo.
Così si fa … complimenti alla House Of Ashes e ai gestori della Rock’n’Roll Arena.

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