Due storie, due diverse inchieste coinvolgono il commissario Habib e il suo fedele collaboratore Sosso.
Nella stupenda terra africana, che fa sia da sfondo che da protagonista di queste due avventure, il commissario Habib si troverà alle prese con due diversi casi di omicidio, l’uno più intricato dell’altro. Alcune strane morti, nella città di Banconi, attirano l’attenzione del commissario: tre persone vengono ritrovate, in posti e momenti differenti, decedute all’interno delle latrine.
A una prima occhiata, si penserebbe che le vittime abbiano commesso un suicidio, poiché non c’è alcuna traccia di violenza.
Ma qualcosa non convince il commissario Habib: per quale motivo tutte le vittime hanno deciso di suicidarsi nella latrina? E in che modo avrebbero compiuto l’atto?
Il commissario Habib, insieme a Sosso, scava nei rapporti personali delle vittime, scoprendo la presenza di un personaggio alquanto losco, chiamato il Pascià, che collega tutte le vittime tra loro.
Nel secondo racconto, invece, Moussa Konaté ci descrive la bellissima e pittoresca cittadina di Nagadji, che ha dato i natali alla vittima ritrovata in una gigantesca cisterna d’acqua.
Habib capisce presto che il cadavere deve essere arrivato alla cisterna tramite il fiume, e risale alla fonte fino ad arrivare a Nagadji e cercare le risposte per risolvere questo mistero.
Il primo indagato, Daouda (un uomo strano che ha un fastidioso tic), viene accusato dal piccolo Solo, che dice di aver visto l’uomo colpire la vittima e poi gettare il cadavere nella cisterna.
Il piccolo Solo, però, ha soli dieci anni e tanti motivi per voler rovinare Daouda, come presto il commissario Habib scoprirà.
Una fuga a Nagadji permetterà al commissario Habib e al suo fedele collaboratore Sosso di risolvere l’enigma, e inoltre di conoscere tradizioni particolarissime ed estremamente radicate, proprie di questa zona dell’Africa.
Chiave di lettura ed elemento imprescindibile per comprendere e gustare appieno la scrittura di Moussa Konaté è l’Africa stessa, con tutte le sue contraddizioni, bellezze, riti, tradizioni e panorami che sarebbe impossibile non apprezzare.
La lettura di questo romanzo si esprime e culmina in un confronto tra ciò che viviamo quotidianamente e ciò che, per la maggior parte di noi, rimane sconosciuto per tutta la vita.
Vi è infatti una chiara ed evidente opposizione sia fisica, per cui tutta reale, sia mistica e quindi più sfuggente, tra ciò di cui facciamo diretta esperienza e ciò che la nostra scarsa curiosità, il poco tempo e le difficoltà della vita ci impediscono di percepire: tradizioni e culture con cui facciamo fatica ad approcciarci, che crediamo essere lontanissime da noi, mentre in realtà vivono a pochi passi di distanza.
Il commissario Habib. Due gialli in Africa è un romanzo che testimonia il fermento culturale e la qualità della letteratura africana.
La spettacolare delicatezza di Moussa Konaté ci permette di vivere una scrittura maggiormente legata alla terra, alle origini e a tutti i sentimenti che ci legano alle nostre radici. In questo, Konaté batte tutti.