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Narcolexia

Questa intervista tratta di un grande ritorno, ovvero quello dei Narcolexia, un gruppo di elettronica e tanto altro che alla fine dei novanta entusiasmò davvero molto

In questi tempi non certamente facili, vi sono anche molti ritorni di gruppi e singoli musicisti che sono davvero pessimi.
Questa intervista tratta di un grande ritorno, ovvero quello dei Narcolexia, un gruppo di elettronica e tanto altro che alla fine dei novanta entusiasmò davvero molto. Ad esempio, per me un loro concerto a Genova è tuttora una delle migliori performance che abbia mai visto.
I Narcolexia erano oltre l’elettronica, e con la loro attitudine punk erano anche oltre il punk stesso, erano i Narcolexia.
Di seguito abbiamo fatto una chiacchierata con Massimo Cordovani, la persona principale dietro al nome Narcolexia, un musicista che ha tantissime cose da dire e da far sentire, che tratta in maniera sublime argomenti ben difficili e che ha da insegnare moltissimo.
A breve, speriamo, uscirà il nuovo disco, e sentendo l’ultimo inedito sarà ancora lotta sui palchi e sotto di essi.

iye Ciao Massimo, ci puoi raccontare del graditissimo ritorno dei Narcolexia ?

Ciao e grazie per questa intervista. Le idee e le storie accumulate nel tempo a un certo punto hanno preteso di venire fuori e di essere raccontate. Narcolexia covava sotto la cenere da tempo e infine, per tutta una serie di circostanze, è arrivato poco fa il momento giusto per ripartire. C’è il desiderio di riconnettersi alle persone che anni fa hanno apprezzato il nostro percorso e il desiderio di creare nuove connessioni e affinità con persone nuove. È una questione di desideri e necessità che vivono nel presente e non nella nostalgia. Considero poi fondamentale a livello personale, in particolare in questo momento della vita italiana, muoversi per condividere e far girare energia e forza tra sensibilità affini, isolare l’isolamento, oltrepassare il nichilismo.

iye Cosa ti ha spinto a tornare ?

Credo nella risposta precedente ci siano già molte risposte a questa.
Aggiungo che, dopo l’interruzione del progetto, in molti hanno continuato a chiedere e a caldeggiare e parteggiare per una ripresa dell’attività. Questa spinta è stata un ulteriore elemento in grado di far accadere le cose. Ho grande gratitudine per le persone che hanno supportato e che continuano a farlo. Sono molto orgoglioso del nostro zoccolo duro e della loro stima.

iye Rispetto alla prima incarnazione dei Narcolexia cosa è cambiato nell’underground italiano ?

A livello di produzione musicale mi sembra ci sia un minor rischio nell’osare e uno spiaggiamento su canoni consolidati nonostante le possibilità tecniche di autoproduzione siano cresciute enormemente.
Chiaramente generalizzo riferendomi a un’atmosfera che percepisco. Ovvio che ci siano eccezioni.
Si è poi ridimensionata la rete preziosa, almeno per la nostra “prima incarnazione”, garantita dall’attività e programmazione dei centri sociali.
E poi potrei continuare a lungo ma non voglio portare troppo avanti queste considerazioni da “ai miei tempi”. I miei tempi sono questi e quelli a venire.

iye Cosa significa per te Narcolexia ?

Narcolexia è una struttura musicale di narrazione “Pop” e al contempo una live band che, mi sia concesso questo opinabilissimo parere di parte, in concerto è in grado di liberare una quantità di energia e di coinvolgimento molto, molto, molto elevato.

iye Quali sono state le tue ispirazioni ai tempi ?

Nella primissima formazione io, Luca e Attilio eravamo accomunati da ascolti Hardcore Punk e attrazione verso il lato più radicale dell’elettronica.
A suo tempo ispirazioni musicali furono i CCCP, CSI, Clock DVA, Aphex Twin, Contropotere, Negazione e molto, molto altro. L’attitudine alla commistione di generi e la nostra scelleratezza fecero poi il resto.
Oggi non sono in grado, fortunatamente, di identificare chiare fonti compositive di ispirazione. Sono moltissimi gli ascolti che si sono accumulati.
Mi è invece più facile identificare ispirazioni in termini di sonorità per ciò che riguarda il progetto Narcolexia. Come sonorità mi interessano molte cose dei Moderat. Mi piace molto un certo utilizzo dei sintetizzatori analogici e di melodie malinconiche molto “europee” così come di parti ritmiche aggressive e serrate. Mi piacciono poi molto Loscil, Boduf Songs, Ben Frost, Pansonic, Retina.it, Resina e tanto altro di generi anche radicalmente diversi tra loro.
Nomi quali Nick Cave & The Bad Seed, Einstuerzende Neubauten, De Andrè e Battiato non scompaiono comunque mai dagli ascolti.

iye C’è un certo tipo di elettronica oscura che non muore mai come l’erba cattiva…

Eh eh… Si germoglia infingardamente tra gli arbusti.

iye Che obiettivo si prefissa una persona o un gruppo che fa musica in questi tempi ?

Credo che gli obiettivi possano essere davvero molto, molto diversi a secondo delle persone e delle fasi della vita. Per me, oggi come ieri, gli obiettivi primari restano comunque quelli di produrre musica, storie, atmosfere e concerti in sintonia con lo spirito dei tempi e in grado di emozionare. Mi interessa sempre molto cercare di far passare attraverso un massiccio uso di sonorità “sintetiche” tutto un mondo che “sintetico” (inteso nell’accezione di artificiale) non lo è affatto ma anzi è fatto di cose umane: cadute, incespicamenti, autosabotaggi, fughe, voli, desideri, rabbia, malinconie, entusiasmi, contraddizioni e tutto quello che questa specie di umanoide attuale possa provare.
Per fare questo sul serio e con onestà e trasporto è necessario rimanere vigili, predisposti e appassionati per assorbire quelle che lo scrittore David Foster Wallace definiva “calorie motivazionali”. Oltre a ciò credo anche sia assolutamente ed estremamente necessario tenere alla larga il più possibile ogni forma di vampirismo energetico, compreso il proprio che è il peggiore, e costruirsi le proprie schermature. Ad ognuno l’armatura più adatta a sé.
Ad oggi credo molto in una certa dose di disciplina affiancata alla passione. Il tempo dedicato ad affinare il proprio stile o allo studio di un sintetizzatore, di un software, per non parlare di quello dedicato alla lettura e alla scrittura, rappresenta un capitale su cui costruire carriere durature.
Credo inoltre che per “raggiungere i propri obiettivi” sia necessario prima di tutto definirli onestamente con se stessi questi “obiettivi” e poi lavorare con ciò che si possiede e non in attesa di ciò che si potrebbe possedere o in attesa di qualcuno o qualcosa. Queste sono le mie radici punk che non muoiono mai, oltre i generi musicali. È una questione di mentalità.

iye Progetti futuri ?

Continuare a costruire collaborazioni con altri musicisti e lasciarsi sempre aperta la curiosità e la possibilità di osare un passo più in là. Al momento, ad esempio, sta collaborando ad alcuni brani il tastierista del Teatro degli Orrori, Kole Laca, con cui c’è una forte affinità. Tra qualche mese poi ripartiremo con i live e nel frattempo si procederà a pubblicare nuovo materiale. ll progetto futuro principale rimane comunque, citando un brano dei Fluxus dedicato a Pasolini, quello di “restare sereni, riconoscere l’essenza delle cose”.

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