Negazione – Collezione di Attimi- a cura di Guido “Zazzo” Sassola, Roberto “Tax” Farano e Deemo-Spittle/Goodfellas
Molte volte mi chiedo come mai certe storie non siano state mai riportate su di un libro, lasciate ad imperitura memoria mettendole nero su bianco;
guardando e leggendo questa raccolta di istantanee, volantini, brevi ricordi e considerazioni sui e, soprattutto, dei Negazione, nome di punta dell’Underground internazionale tra il 1983 ed il 1992, mi rendo conto di quanto un libro di parole su parole e ancora parole possa essere in realtà solo deleterio per comprendere ciò che è stato
“… ne abbiamo usate tante nei dieci anni scarsi della nostra storia. Testi, volantini, scritti, discorsi…”
Le parole son come delle gabbie che imprigionano il senso, la causa, l’effetto, la conseguenza…poste poi al termine di tutto, a sangue caldo, con riflessioni che la memoria può distorcere ed allontanare dal motivo primigenio che tali parole vogliono raccontare, si rischia di annacquare certe sensazioni e certe impressioni, storicizzarle e, infine, renderle innocue.
Queste foto non hanno niente di innocuo, sono anzi schegge di vetro lasciate sul pavimento, schizzi di sangue su di una parete ingiallita dal tempo e dalle sigarette.
Queste foto sono materia viva e pulsante, una vera e propria collezione di attimi indelebili, attimi come polvere adagiata su cassetti ricolmi di vecchie fotografie ritrovate per caso e sfogliate nel corso di un intero pomeriggio, tra lacrime e aneddoti, cazzotti e carezze, cascate di emozioni nel ricordarsi quel frammento di tempo che pareva perso ma che, in quelle foto, si rivela adesso intrappolato per sempre ma che brucia ancora di vita.
Un sorriso solca il viso tra le lacrime e ispira nuove frasi, nuove pratiche, nuovi sorrisi ancora…
Si riorganizzano le foto, attaccati ad un senso cronologico dettato dalla sola memoria, per far diventare l’immagine racconto, racconto di una storia partita da un’idea:
autogestione, autoproduzione, autodeterminazione, partire bambini su macchine scassate e biglietti del treno sgualciti con tariffa interrail, per suonare di fronte ad altri bambini di altri luoghi lontani, insegnare ed imparare, mutuo scambio e mutuo appoggio, crescere in un modo che non era previsto nei libri di scuola, negli insegnamenti dei genitori:
tu, e nessun altro, stai scrivendo quel nuovo modo di crescere e maturare. E poi arrivare a destinazione oramai uomini fatti e finiti, seguendo coordinate che hai tracciato da solo su mappe reali ed immaginarie, ritrovarsi su palchi immensi, il tuo nome tra nomi immensi, di fronte a platee immense e poi, con una oramai raggiunta consapevolezza immensa, chiuderla lì; il tuo nome non diventerà immenso ma sarà qualcosa di più, di meglio: il tuo nome sarà leggenda, storia di avventure, battaglie, cadere per poi rialzarsi, autoprodursi di tutto per non vendersi e potersi guardare allo specchio con più rispetto per se stessi
“…ma qui vogliamo parlare di altro, certamente legato a tutte le cose precedenti, soltanto che più presente nella nostra testa, in ogni momento, in ogni nostra azione, ogni giorno…”
e proprio di altro ci hanno parlato i Negazione, con i loro testi: posti a inizio di ogni capitolo di questo libro/album di fotografie, capitoli intitolati ad ogni anno trascorso insieme; testi che rinunciano al linguaggio diretto, quasi di fredda cronaca, di tanti loro coevi e compari di palco, e che apre al lato più intimo, nascosto di noi tutte e tutti:
partire dall’individuo, cambiarsi, diventare altro, accumulare esperienze di vita fuori dal circo della normalità, e tradurre il tutto in un nuovo linguaggio;
parlare di e con rabbia descrivendo se stessi, anche con giudizi impietosi, e non più indignandosi contro un nemico, sia esso un generico “Loro” o un più preciso e facilmente rintracciabile “Stato”, “Polizia”, “Capitale”, “Chiesa”. Scoprire cosa c’è di quel nemico in te stesso e cacciarlo via mettendo tutto nero su bianco, senza autoindulgenza, senza paure. Una pratica catartica che, forse, è alla base di ogni più sincero atto libertario: la penna, il canto, il suono…
Testi che sfociano in volantini, commenti, considerazioni, parole scritte in un equilibrio costante tra politica e vissuto personale, un vissuto che è divisivo, che allontana inesorabilmente, senza biglietto di ritorno, da chi si lascia trascinare sulle scale mobili della metropolitana, chi si lascia gestire da orari, scadenze, bollette, appuntamenti, campanelle dell’intervallo e TG delle otto e mezzo; testi che involontariamente diventano poesia fuggendo i facili slogan e che cercano costantemente una via empatica verso chi, tra quelli che si fanno trascinare, a loro volta cercano una via di fuga per non impazzire…
Carta stampata di considerazioni ma anche per promuovere concerti, concerti contro l’alienazione, concerti contro l’eroina, concerti per chiedere spazi, spazi che poi diventano reali con la lotta, con l’insistenza di chi ci crede:
il Nox, L’Emma, Vanchiglia, il Victor Charlie, il Virus, il tanto agognato “El Paso” della loro città, Torino, il luogo autogestito dai Punx per i Punx e arrivato solo nel 1987 ma che, di tutti quelli elencati fino ad ora, è l’unico che ancora esiste (e se esiste ancora è merito anche dei Negazione).
Questo è un libro di foto sfuocate che man mano che si sfogliano le pagine e si va avanti negli anni, diventano sempre più definite, sempre più professionali:
un mondo partito con nulla, senza pretesa e con tanto spirito di improvvisazione, e che, grazie anche al portato dei Negazione, stava finalmente rivelandosi un solido appiglio, un circuito ben strutturato ed affidabile.
Una necessità avvertita, e qui sottolineata, nel 1987 al Casalone di Bologna, un concerto che è la fine ma anche un nuovo inizio: l’ultima volta dei CCM (scusate la lacrima necessaria ma i CCM erano di Pisa, come me, e per me son stati un modello, un’utopia, una poesia, un film, un primo amore mai tradito…) e degli Indigesti (un giorno, quando verranno ricollegati i fili della storia dell’Underground italiano, si capirà l’importanza mastodontica di un disco come Osservati dall’Inganno), ma non l’ultima dei nostri che, anzi, diventarono, per l’ennesima volta, altro; come spugne assorbirono quello che era e continuarono a inventarsi quello che sarebbe stato:
sbaglia chi associa il periodo post “Lo Spirito Continua…” al Metal, i Negazione iniziarono, in modo piuttosto fruttuoso, a tradurre nel loro linguaggio musicale i nuovi moti underground: in Little Dreamer, in Behind the Door e in 100% si respira già l’atmosfera del rock indipendente anni ’90:
rimasticazioni Hard Rock, accenni Crossover, avanguardie Post-Thrash. Un gruppo che guardava al futuro semplicemente perché sapeva guardarsi attorno e cogliere l’atmosfera e il clima di quello che tremava nel sottosuolo…
Tutti i dischi dei Negazione sono importanti, Tutti i dischi dei Negazione son documenti preziosi da mandare a memoria, testi sui quali studiare.
Questo libro è un po’ come un nuovo disco dei Negazione, con la stessa ferocia, la stessa volontà di ricerca, la stessa voglia di comunicare per insegnare e imparare che si respirava nei suoi predecessori.
Forse questo libro è il miglior disco dei Negazione e non credo di esagerare: un condensato unico di un’esperienza unica, la rabbia, lo spirito di improvvisazione, la capacità di mettere una pezza anche dove il disastro pare imminente, tramutare il nulla, l’alienazione, l’incomprensione in qualcosa di costruttivo e di concreto.
Prendete questo libro, sfogliatelo, studiatelo e amatelo; non ci saranno parole scritte a posteriori che freneranno il vostro libero arbitrio e potrete farvi un’opinione da soli: questo è quello che è stato, senza filtri, senza censure, senza rimpianti né rimorsi.
L’autobiografia perfetta.
Negazione – Collezione di Attimi- a cura di Guido “Zazzo” Sassola, Roberto “Tax” Farano e Deemo-Spittle/Goodfellas
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