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Nick Cave A Lucca 2018

Nick Cave A Lucca 2018: Breve storia felice: Due giorni fa era il 17 Luglio. Azzurra si è diretta a Lucca con l’amica, E a Lucca ha vis...

Breve storia felice:

Due giorni fa era il 17 Luglio.

Azzurra si è diretta a Lucca con l’amica,

E a Lucca ha visto Nick Cave.

Azzurra è tornata felice a casa.

Questo è il sunto della serata di martedì, ma ve lo voglio articolare un po’, perché secondo me dovete capire che se non siete andati a vedere Nick Cave avete fatto un grosso sbaglio e dovreste rimediare assolutamente.

Sarò breve.

Martedí, come anticipato, parto per Lucca con Marilou. Personalmente, ho iniziato ad ascoltare Nick Cave otto anni fa ma non posso considerarmi una super fan perché sono convinta che ci sia un tempo e uno stato d’animo adatto per certi tipi di produzione musicale e certi tipi di artisti: “Murder Ballads” mi è piaciuto molto ma lì finisce la mia cultura per quanto riguarda Nick. In compenso ho fatto innamorare la mia amica della sua musica e quindi il paradosso è stato che io ho speso 70 euro per la Pit Area (perché vedere Nick Cave con il binocolo non avrebbe avuto assolutamente senso), forse un po’ a caso, almeno dal punto di vista del fruitore normale di questo tipo di eventi, che va ad un concerto e si accontenta di canticchiare le canzoni di tutti gli album del gruppo che si sta esibendo.

Io no.

Inizialmente c’è stato il panico da “Oddio non conosco mezza canzone/ le canzoni sono in inglese/ Oddio Azzurra capisci si e no tre parole in croce/ brava hai buttato 70 euro per romperti il cazzo per le prossime due ore” perché non riuscivamo a spostarci più in là dello schermo posizionato destra del palco che si trovava sopra le nostre teste e Nick era solo una formica fascinosa con la giacca che zampettava sul palco.

Ringrazio la mancanza di educazione di alcuni tizi a caso che ci hanno aperto la strada tra il marasma di anziani (che non ti fanno passare neanche se preghi in turco), della mia amica, della gente che smaniava per toccare quello che in quel momento era più una figura sciamanica che un semplice vocalist, che ci hanno permesso di arrivare quasi sotto palco.

Lì tutto ha avuto senso di essere.

Ovviamente lo spettacolo di per sé era bello: scenografia essenziale ma esaustiva, che alternava immagini- video malinconiche in bianco e nero a sprazzi di colore rosso sangue; musicisti con i contro cazzi (e io di musica, dal punto di vista tecnico sono davvero una capra, quindi se l’ho notato forse sono davvero bravi); tutto questo però avrebbe perso metà del suo valore senza la figura carismatica di Nick che fungeva da catalizzatore, da medium tra noi (il pubblico) e qualcosa che solo lui riusciva a vedere e percepire e che solo lui poteva comunicare.

Onde di mani alzate al cielo in cerca del tocco redentore.

Non so se sono riuscita a spiegare bene cosa io effettivamente abbia percepito ma sono dell’idea che Nick Cave sia uno dei pochi ultimi in grado di poter fare un live come io considero un live ben fatto (ovvero una performance), in quel momento, su quel palco, con la sua voce profonda, era il tramite tra qualcosa che potremmo chiamare il Divino, la sua interiorità e noi lì pronti ad accoglierla.

Un lungo gutturale urlo fatto di carne e sudore.

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