Nicola Manzan è uno di quei pochi spiriti musicali erranti e totali che abbiamo in Italia, una persona che emana sonorità e musiche notevoli, percorrendo una strada tutta sua, in salita forse ma sempre coerente senza alcuna pretesa di commercialità ma solo con un preciso obiettivo artistico.
Nicola, nelle sue tante incarnazioni artistiche da Bologna Violenta alle collaborazioni, ha sempre raccontato vite situazioni e il cosmo scrivendo musiche incredibili, come ad esempio la colonna sonora del documentario “ Uno bianca mirare allo Stato “ girato dagli studenti del Liceo Laura Bassi di Bologna o il primo disco a suo nome intitolato “La Città Del Disordine – Storie di vita dal manicomio San Lazzaro” con il patrocinio del Museo di storia della Psichiatria di Reggio Emilia. In una parabola così alta e varia non si poteva che rivolgere lo sguardo a ciò che sta sopra di noi, dove c’è tantissimo, e quindi eccoci nello spazio. O forse no.
Questo disco è la storia musicata di Nikolaj Kulikov, un cosmonauta russo che non è mai andato nello spazio. Nikolaj fu uno dei selezionati per partecipare ad un programma molto simile a quello che sarò in futuro lo scudo spaziale americano, una missione diciamo di difesa dello spazio russo, o chissà che altro perché questo è ciò che sappiamo noi. Ma Nicola va ben oltre la vicenda storica componendo musica che possiede un passo decisamente non terrestre, fatta con sintetizzatori, organi elettrici, batterie elettriche, vinili e cassette analogiche. L’opera è divisa in tre volumi che sono tre cassette, il primo si intitola “ Recruitment “, il secondo “ Preparing for mission”, il terzo ed ultimo “ Mission is over “. Manzan si tuffa con tutto sé stesso in una costruzione sonora incredibile, che incrocia moltissimi campi.
Il tutto è molto onirico, l’ascoltatore stesso è Kuliakov che viene catapultato in una situazione più grande di lui, e che vive tutto in maniera sbilanciata, perché è qualcosa di davvero extra terrestre pensare di andare nello spazio. “ Nicolaj Kulikov “ è un disco complesso, con una grande stratificazione e tantissime cose dentro, sembra un resoconto sonoro dell’era sovietica, di quel momento storico dove una nazione che era qualcosa di diverso voleva conquistare lo spazio, senza aver risolto le cose in terra, ma quel sogno lo ha sempre avuto.
Contraddizioni, sbagli, traguardi incredibili, il tutto reso in maniera incredibile da Nicola. Il disco è un flusso di coscienza umano e non solo, un oceano difficile da concepire, nel quale bisogna immergersi totalmente per poterlo capire. Gli spazi sono giganti, la musica è ricchissima seppur fatta con elementi molto minimali, il disegno sonoro è meraviglioso, l’opera di un musicista che prima che la sua musica mette davanti la storia che vuole raccontare, aderendovi totalmente con le sue proposte musicali, che sono fantastiche e senza fine.
Un lavoro cosmico che non si può rinchiudere in un genere ma che è esso stesso un cosmo.
Solo per citare alcuni generi che tocca : kosmiche, elettronica, ambient, soviet wave, e tanto altro.
La sua lunghezza è un pregio, perché permette di assaporare Nicola Manzan e il suo bellissimo cosmo musicale che non ha pari in Italia e non solo.