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Recensione : No Man Eyes – Harness the sun

Terzo disco per i genovesi No Man Eyes, uno dei pochi gruppi metal che vanno oltre il concetto classico del genere.

No Man Eyes - Harness the su

Terzo disco per i genovesi No Man Eyes, uno dei pochi gruppi metal che vanno oltre il concetto classico del genere. In questo nuovo capitolo della loro discografia nello spazio profondo, dove i uno scienziato e l’androide che egli stesso ha costruito si imbarcano in un viaggio verso il

Sole per imbrigliarne l’energia allo scopo di soddisfare il fabbisogno energetico della Terra.

Una volta arrivati lì incontrano una divinità extraterrestre molto potente che risiede all’interno del Sole e con la quale dovranno vedersela per risolvere il tutto.

La storia è accompagnata da una proposta musicale di altissima qualità, un prog metal con molti elementi heavy che ci riporta alle grandi opere del genere, con una produzione davvero attenta ad ogni particolare, dato che il tasso tecnico è elevato e non ci si può perdere nulla. Come nelle storie bene strutturate la narrazione scorre veloce, e tutto è concatenato, e il disco deve essere sentito nella maniera classica, canzone dopo canzone. I No Man Eyes sono nati nel 2011 e hanno sempre portato avanti un discorso musicale incentrato sulla qualità, sulla bellezza e sulla ricchezza del loro suono, che senza essere prolisso riesce a suscitare molte emozioni nell’ascoltatore.

I gruppi di un certo livello come i No Man Eyes riescono a coniugare tecnica, capacità di raccontare e uno certo spirito heavy che permea il tutto in profondità.

La voce, gli strumenti e tutto l’insieme di “Harness the sun” è un grande racconto di fantascienza prog metal, un’accoppiata che funziona molto bene, con la struttura della tragedia greca, e della dinamica di conflitto fra due entità. Un disco curato in ogni dettaglio, corposo e molto piacevole da ascoltare e da fruire nella maniera classica.

No Man Eyes

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