Che cos’è il punk? Un’attitudine? Un suono?
Un modo per sopportare il grigio conformismo di questo mondo merdoso? Ce lo si chiede dal 1977, o forse – inconsciamente – dal 1966, ed in fondo una risposta coerente non la si è mai trovata.
O forse sì, ed è proprio qualcosa che sta a metà fra l’attitudine e il deragliamento del suono. In ogni caso, il punk in un modo che è altro e diverso dal passato, è vivo, vegeto e lotta insieme a noi, con noi.
Dischi come Ghosting – vibrante, fatto con la passione di chi non vuole mollare un centimetro perché mollare vorrebbe dire vivere una vita senza passioni, senza emozioni – sono la dimostrazione tangibile che quanto sostengo sul punk è vero.In apertura abbiamo Straight From My Heart che unisce un bel suono pieno ad una melodia fulminante. Greg Shaw ci ha insegnato ad amare il power pop ed ecco che i nostri lo palesano in When It’s Over, mentre Out Of The Blue è il brano top della scaletta, due minuti di beltà in olio d’oliva (cruelty free).
Venerato Maestro è l’unica canzone in italiano con un testo decisamente ficcante e ad essa segue Roman Woman che invece è glam nell’anima (nonché perfetta per le mie amiche di Pineta Sacchetti, ma di loro parlerò altrove…).
Ritorna I’m Bored (già Real Swingers) trucida e raw come solo certe band della capitale sanno esserlo, e chiude il tutto We Can Talk Now, punk dritto dal ’77, stile Buzzcocks e Undertones. L’egida all’operazione spetta a Take the City, etichetta spagnola che della qualità dei suoi prodotti ha fatto un vero e proprio sventolante vessillo. Ah, pure la copertina del disco è bella, e non è affatto particolare di poco conto.
Il punk sta bene, e pure noi godiamo di discreta salute. Come avrebbero detto i latini: ad maiora.