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Recensione : Nuit Bleu/Dell’Anima Nella Serpe “Enterrez Mon Coeur Loin D’ici / On Echappe Pas De La Machine”, 2023

Nuit Bleu/Dell'Anima Nella Serpe: Non è un disco, è un’ opportunità. Non sono canzoni, sono frammenti di vita in divenire.

Nuit Bleu/Dell’Anima Nella Serpe “Enterrez Mon Coeur Loin D’ici / On Echappe Pas De La Machine”, 2023

L’ Anarcho Punk è nato come un principio e, questo principio, era senz’ altro di non fare contento nessuno, neppure i punk.

Doveva suonare fastidioso, in contraddizione, se non addirittura in aperto contrasto, con quelli che si andavano delineando come i canoni stilistici di un genere che, nel 1978, contava si e no due anni scarsi di esistenza certificata (facciamo finta che l’ eterna diatriba su chi ha inventato il Punk Rock non esista e si prenda il 1977 come primo mattone fondante).

Attaccando tutto e, in prima istanza , anche il Punk Rock stesso, i personaggi storici dell’ Anarcho Punk salvarono un intero sottobosco dalla banalizzazione e dall’aderire sin da subito al grande circo delle epopee del Rock’n’roll generalista. Passati gli anni ’80 anche l’ Anarcho Punk si appianò su formule rodate, attestandosi su un Crust Core sempre più claustrofobico e soffocante, quasi di matrice introspettiva verrebbe da dire.

Appianati oggi ed appianati domani, alla fine anche l’ Anarcho Punk è diventato rassicurante, facendosi più tecnico, più professionale, più, passatemi il termine per cortesia, user friendly:

se leggi Blackened Crust, Blackened Core, Blackened Cazzoneso, sai cosa ti aspetta e, a seconda dei tuoi gusti, acquistare o lasciar correre passando a un qualcosa che sia più di tuo gusto.

Questo fino ad adesso, questo fino a qui: ora con questo split solo su digitale, non so più cosa aspettarmi e, francamente, ne sono felice.

Conoscevo già i Dell’ Anima Nella Serpe, che erano venuti a bussare alle porte della mia curiosità il Marzo scorso con il loro primo EP, infiammandola, e sono veramente entusiasta nel dover registrare che grazie a loro adesso conosco anche questi Nuit Bleu di Tolone, Francia, che, a loro volta, mi sorprendono per energia ed inventiva, rimanendo tuttavia legati ad un’ interpretazione del reale che non discosta affatto da quella del primigenio Anarcho Punk (stesso discorso va fatto, chiaramente, anche per i Dell’Anima Nella Serpe).

Scorrono suggestioni Post Rock se non quando Post Hardcore se non quando Jazz se non quando Folk, mentre questi francesi, che però cantano in un perfetto italiano, lanciano parole che bruciano per ironia, sincerità e piena coscienza del mondo circostante.

Un modo di relazionarsi col reale che è disincantato ed ironico, violento ma ragionato; tutto si risolve in un gioco di parole, in frasi destrutturate e dall’ immediatezza della conversazione di strada, un po’ in stile Céline, che nella commistione di una musica sospesa in un crossover intelligente e stimolante da un senso di disciplina nel disordine o, meglio detto , del disordine: vita che brucia inarrestabile nella sua genuinità e nella sua fragilità.

I Nuit Bleu quindi tributano i Dell’ Anima Nella Serpe con una rivisitazione del pezzo “Vita di Merda”, presente nella prima uscita dei Techno Punx, nel loro stile unico e distinguibile fra mille; rivisitazione che sfocia in un meltin’pot dell’ intero primo EP dei DANS:

una celebrazione in verbo e musica del pensiero e dell’ ideologia esposta dai loro compari di split (nonché di Tour, questa uscita infatti accompagna una sortita di gruppo sul territorio francese)

I Dell’ Anima Della Serpe ricambiano il favore con “Non mi va bene”: estratti di concetti ed elucubrazioni dei francesi dai loro primi due EP a tempo di Tech-Noise e con il classico piglio declamato del duo.

Un gruppo diventa l’ altro e viceversa, ma rimangono comunque riconoscibili, l’ uno dall’altro, per le rispettive peculiarità sonore.

I Dell’ Anima Della Serpe, per il resto, ci regalano altri tre pezzi originali, e non solo per maternità di produzione, che estremizzano quello che era già portato all’estremo nel loro primo EP:

danze Techno inquinate di Noise e Anarcho Punk ed una particolare centralità concettuale sulla tematica del lavoro che si ricollega gioco-forza alla frenesia del consumista:

non posso vivere perché devo lavorare e quando mi concedono la possibilità di farlo faccio l’ unica cosa che mi rimasta: spendere, possedere, buttare via quando il gioco mi ha stufato. Ovviamente questo discorso viene esteso anche ad altri aspetti: il consumismo si insinua anche nella vita di tutti i giorni perché tutto viene vissuto come un prodotto; amore, amicizia, emozioni, tempo libero…tutto ha un codice a barre (bellissimo il campionamento di Carmelo Bene che tuona e non usa mezzi termini per definire l’affrancamento dal lavoro come unica libertà reale).

Trovo necessario recensire e dare spazio a dischi e collaborazioni come queste poiché, secondo me, presentano una perfetta definizione, sia nel percorso sonoro che concettuale, del termine Libertà;

obbligano l’ ascoltatore a spogliarsi delle sue convinzioni sulla musica di margine (l’ Anarcho Punk rimesso in discussione e trasposto in generi e sonorità aliene alle sue origini e ai suoi sviluppi) fino a mettere a repentaglio le sue certezze su concetti come il lavoro in quanto strumento di emancipazione e il tempo come metro di misura della propria esistenza.

Non è un disco, è un’ opportunità. Non sono canzoni, sono frammenti di vita in divenire.

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