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Recensione : Offlaga Disco Pax – Gioco Di Società

Un disco molto piacevole, in cui la parte strumentale eccelle, ma che non riesce ad avere la stessa verve di un tempo.

Max Collini, Daniele Carretti e Enrico Fontanelli (Offlaga Disco Pax) ritornano a distanza di due anni da “Prototipo Ep” e a quattro anni da “Bachelite” (ultimo lavoro sulla lunga distanza). Gioco Di Società, terzo capitolo del trio reggiano, esce su cd e vinile mantenendo la storica suddivisione in Lato A e Lato B: otto nuovi piccoli mondi da scoprire (e una brevissima introduzione).

I tredici secondi in crescendo di Introduzione, aprono alle sonorità dal sapore quasi orientale di Palazzo Masdoni, che, tra sedi di partito, mode di periferia, custodi e sogni di ragazzo, cresce lentamente fino ad esplodere energica nel finale, lasciando spazio alla più che accattivante Parlo Da Solo, pezzo decisamente diretto ed immediato, giocato su echi new wave e su una manciata di parole in grado di delineare essenziali malinconie. Respinti All’Uscio narra, attraverso gli occhi di un Collini adolescente, del concerto dei Police del 3 Aprile 1980 (dove la polizia dovette bloccare con la forza l’incredibile flusso di fan giunti per l’occasione) mentre Piccola Storia Ultras (cassa in quarti a tenere le fila del discorso) conclude il Lato A del disco tra ricordi calcistici, I Morti Di Reggio Emilia, la Libia, Gheddafi e i bombardamenti “per sport”. Si entra nella seconda parte del lavoro con Sequoia, con il suo omicida (il più grande fra i giovinetti democristi), i piccoli riferimenti agli Ustmamò e le melodie delicate quanto rassicuranti. Tulipani (forse il pezzo cardine del disco) incolla l’ascoltatore allo stereo fino all’ultima nota, con il suo incredibile racconto (l’epica discesa del ciclista olandese Johan Van der Velde giù dal Passo Del Gavia, costatagli un principio di assideramento e 47 minuti di ritardo). Infine, Desistenza (affine a Parlo Da Solo, ma meno efficace), torna su temi esistenzialisti concentrandosi su poche parole per delineare concetti ben definiti, mentre A Pagare E Morire conclude con l’amara storia di “Marlboro senza r”, della povertà, di sfratti e di pugni in faccia.

Gioco Di Società, gradito ritorno di una band che ha sempre fatto cose tanto interessanti quanto intelligenti, colpisce nel segno, affascina, conquista, ma mostra anche qualche cedimento. Se la parte strumentale, infatti, conferma l’alto livello qualitativo ammantandosi ancora una volta di lieve malinconia, i testi, invece, pare che abbiano meno mordente, passando, in certi casi, in secondo piano. Diciamo che se eravate abituati ad immedesimarvi in racconti in grado di evocare malinconia e nostalgia, questa volta a generare nostalgia è il pensiero che forse il meglio è già passato. Un disco molto piacevole, in cui la parte strumentale eccelle, ma che non riesce ad avere la stessa verve di un tempo.

Tracklist:
01. Introduzione
02. Palazzo Masdoni
03. Parlo Da Solo
04. Respinti All’Uscio
05. Piccola Storia Ultras
06. Sequoia
07. Tulipani
08. Desistenza
09. A Pagare E Morire

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