C’è un posto migliore di una stazione ferroviaria per suonare bluez?
Avendo avuto il privilegio di recensire un suo 7″ non ho potuto assolutamente mancare l’occasione di assistere allo show di One Man 100% Bluez (alias Davide Lipari) qui nella mia ridente cittadina.
Per l’occasione il nostro era accompagnato da due validissimi soci: il bassista e percussionista Lowchef (il soprannome è troppo bello per citarne il nome reale) ed il cinquantenne batterista Ruggero strumentista dalla tecnica, a suo dire, spartana ma che, a me, è parso tremendamente efficace.
Prima di esibirsi io e Simone abbiamo rubato a Davide una decina di minuti con qualche oziosa curiosità e lui si è distinto per la sua simpatia e disponibilità, unico rammarico è stato quello di aver coinvolto il resto del terzetto solo in coda a questa chiacchierata.
Ecco un resoconto, parziale e disordinato, del nostro incontro:
iye Prima domanda,tanto per rompere il ghiaccio,quanti anni hai?
Ho trentun’anni
iye Passiamo a quesiti apparentemente più significativi: che cos’è per te il blues nell’anno 2013? Ha ancora un senso suonare un genere che ha quasi un secolo sulle spalle?
Beh, il blues esiste davvero da un sacco di anni, suonava blues Robert Johnson, lo faceva Willie Dixon, lo facevano i Rolling Stones e lo fa Jon Spencer: è chiaro che negli anni in molti hanno contribuito a “svecchiare” un genere che pero è rimasto vitalissimo, l’importante è non dover per forza ricalcare quanto già fatto da altri ma impegnarsi nel proprio piccolo a metterci qualcosa di proprio e poi, se è vero che il blues è il suono della sofferenza, penso non ci sia colonna sonora più adatta alla situazione nella quale viviamo.
iye Dato che abbiamo accennato a chi vuole seguire in maniera pedissequa i modelli del passato, cosa ne pensi dei puristi?
Penso che si sforzi di riproporre in maniera maniacale quanto già fatto da mostri sacri quali Steve Ray Vaughan o Jimi Hendrix sia senza dubbio sulla strada sbagliata, prima di tutto perché non ci riuscirà mai e, secondariamente, perché non riesce a capire quanto fosse vitale il suono di quei musicisti e quanto al contrario sia priva di vitalità la propria sbiadita riproposizione. Se devo indicarti un musicista che per me incarna ai giorni nostri il mio intendere il blues ti direi Tom Waits, sono molto influenzato da quanto faccia e lo trovo un musicista davvero straordinario.
iye Nel tuo (vostro) modo di suonare trovo un’attitudine molto punk: è una mia idea o puoi confermarmi questa mia impressione ?
Te la confermo assolutamente, il nostro approccio alla musica è molto punk sopratutto dal punto di vista dell’attitudine e spero che ciò traspaia da cosa propongo (proponiamo); non ti nascondo che il mio nome di battaglia One Man 100% Bluez con la finale sia una scelta niente affatto casuale.
iyeVisto che il tuo (vostro) approccio non pare propriamente ortodosso voglio levarmi una curiosità:hai (avete) mai suonato davanti ad un pubblico di integralisti blues?
Certo che è capitato ed inizialmente,come potrai immaginare,ci guardavano con occhi sgranati e malcelata diffidenza ma con il procedere del mio (nostro) live li abbiamo bene o male convinti con quello che ci mettiamo di nostro a livello di feeling e sudore.
iye Nel 7″ da me recensito, un pezzo (“Il leone” ndr) presenta anche una dub remix version, è stata una cosa estemporanea o conti di riproporla in qualche altro disco?
Si potrebbe dire che è stata una cosa estemporanea visto che il tutto è nato grazie ad un amico che si diverte a smanettare e sperimentare con l’elettronica ma, poi, visto che l’esperimento mi è sembrato ben riuscito, conto di provare a riproporlo.
iye Ho sempre avuto un debole per gli one man band,li ho sempre visti come dei Don Chisciotte senza neppure l’apporto di un Sancho Panza, ora che ne ho dinnanzi uno la domanda sorge spontanea,com’è suonare da soli davanti al pubblico?
Certe volte può essere straniante e si può pure essere a disagio nel presentarsi da soli davanti al pubblico ma la maggior parte delle volte invece appena si attacca ci si sente come dei treni in corsa (ogni riferimento al luogo dove ci troviamo è puramente casuale ndr) e niente ti può fermare; poi tieni conto che, rispetto a suonare con una band, è assai improbabile che sorgano degli screzi o delle incomprensioni quando sei in beata solitudine.
iye Ultima domanda e poi ti lasciamo andare a suonare, esiste a Roma una scena per chi propone dei suoni come i tuoi? Magari legata agli sforzi del nostro comune amico Freddi Koratella (alias Fabrizio).
Certo parlare di scena può sembrare quantomeno forzoso ma un po’ di sano movimento indubbiamente c’è,anzi dato che ci sono ti consiglio un nome, Blues Against Youth, a parer mio un grande.
P.S.: Questa intervista,o sarebbe più giusto chiacchierata,è stata realizzata con mezzi di fortuna (per l’esattezza un foglio e una penna) mi scuso quindi anticipatamente sia con i lettori sia con l’interessato per qualsiasi eventuale imperfezione o dimenticanza.
Davide Lipari
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